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Vittorio Feltri: "Luigi Di Maio? Un tanghero totalmente incapace di tenere la contabilità della serva"

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Caterina Spinelli
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Basta il nome, Alitalia, per evocare uno sfacelo. Da decenni brighiamo per consentire alla compagnia di bandiera non dico di volare, pretesa eccessiva, ma almeno di stare in piedi. Ciò non è possibile. L' azienda è un autentico bidone specializzato in spreco di denaro, male amministrata, male organizzata, male gestita. Al punto che ogni due per tre abbisogna di iniezioni di capitali allo scopo di non perire. Anni fa, nel periodo di dominio berlusconiano, ci si illuse che, grazie a una rifondazione, basata sulla efficienza curata dal Cavaliere, il baraccone potesse tornare in cielo. Peggio che andar di notte. Ha resistito un paio di lustri ed è tornato la schifezza che è sempre stato. Ora si ricomincia con le cure da cavallo che non saneranno un bel niente. Ha voglia il nostro sgangherato governo di rimettere a posto i bilanci o di cedere a qualche anima pia il mostro aereo: nessuno lo vuole, nessuno si avventura in una impresa impossibile. Alcuni gruppi si sono fatti avanti per rilevare il rottame, ma davanti a conti disperati hanno fatto macchina indietro. Ovvio. Alitalia è un tipico prodotto della pubblica amministrazione perennemente destinato al fallimento, causa imperizia nonché stupidità cronica di chi lo guida. La verità è che anche in questa circostanza non si arriverà a una soluzione. Del problema si occupa un tanghero come Di Maio, un omino totalmente incapace di tenere la contabilità della serva. Se una ditta incassa dieci e spende 20 è fatale che vada a ramengo. Nel caso di specie pure un cretino sarebbe arrivato a una logica conclusione. Il mondo è pieno di flotte che applicano tariffe modeste, e possono tenere prezzi bassi poiché hanno tagliato drasticamente le spese, a cominciare da quelle del personale, che percepisce stipendi assai contenuti. Mentre Alitalia, in armonia con la tradizione dello spreco, versa stipendi pazzeschi a piloti e a personale ausiliario, caricando il bilancio di oneri insostenibili. Essa per salvarsi avrebbe l' obbligo imprescindibile di adeguarsi al mercato che non consente più di sborsare milioni per retribuire i lavoratori, lavoratori si fa per dire. Inoltre sarebbe indispensabile rivedere le linee nazionali e internazionali, rapportando i voli alle esigenze del pubblico, senza pretendere che la nostra compagnia superi la concorrenza non badando ad armonizzare l' importo dei biglietti in modo concorrenziale. Qui non si tratta di finanziare ancora l' azienda allo scopo di garantirne la sopravvivenza con i quattrini dei nostri cittadini, bensì di ridimensionare le uscite complessive alle entrate, al cassetto. Se non ci si attiene alle leggi economiche si va all' inferno, da cui non si torna, se non mungendo liquidi allo Stato. di Vittorio Feltri

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