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Grasso: "Di Pietro, il doppio ex che non si rassegna ai suoi fallimenti"

Il critico sul "Corriere" all'attacco di Tonino, che "cerca un posto" in Regione Lombardia

Matteo Legnani
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"Non c'è niente di peggio del cieco che non vuole vedere". Inizia citandone una delle frasi più celebri l'attacco che Aldo Grasso, nella sua rubrica domenicale sul Corriere "Padiglione Italia" rivolge a Antonio Di Pietro, ex pm di Manipulite ed ex leader dell'Italia dei Valori. Grasso prende spunto dal curriculum che nei giorni scorsi Di Pietro ha presentato alla Regione Lombardia per succedere all'arrestato Antonio Rognoni alla guida di Infrastrutture Lombarde, la holding pubblica che gestisce il grosso degli appalti per l'Expo milanese del 2015. E colpisce senza pietà: "Nella Camera ardente di Gerardo D'Ambrosio (l'ex procuratore capo di Milano scomparso qualche giorno fa, ndr) Tonino non era in mezzo ai suoi ex colleghi, ma stava in un angolo, ignorato" ricorda Grasso. Il motivo? "In politica non ne ha azzeccata una, circondandosi nell'Italia dei valori di gente come Domenico Scilipoti, Sergio De Gregorio e Antonio Razzi...Tra mele marce e marce indietro, alla fine anche il suo partito si è fatalmente sfarinato", complice anche lo scoop di "Report" dedicato al patrimonio personale dell'ex leader di Manipulite. "Sparito il partito, Tonino si è ritirato nei suoi poderi molisani ad arare i campi, novello Cincinnato. Orgoglioso, s'è fatto ritrarre tra cavalli, asini e bestie da cortile...Ma la faccia del pastorello da Montenero di Bisaccia s'intristiva appena le telecamere si giravano dall'altra parte...Così rincorre ancora la visibilità. Non c'è peggior cieco di chi non vuole vedere, d'accordo, ma se non ci rassegniamo ai nostri fallimenti finiamo fatalmente in un vicolo cieco".

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