Gianfranco Fini: "Dobbiamo essere tutti lieti per l'assoluzione di Berlusconi"
Fece di tutto, nel 2010, per farlo cadere, per mandarlo a casa e, perché no, per raccoglierne l'eredità politica. Fece di tutto per disarcionare Silvio Berlusconi, travolto dalle inchieste e dal fango del processo Ruby, quel processo Ruby nel quale oggi, venerdì 18 luglio, il Cavaliere è stato assolto. Lui è Gianfranco Fini, ed orchestrò una complessa manovra parlamentare per mandare a casa il governo Berlusconi del quale prima dello strappo - "Che fai, mi cacci?" - era il secondo animatore. L'epilogo fu quel 14 dicembre 2010 che è entrato di diritto nella storia della politica italiana. Nei mesi precedenti, la crisi del centrodestra, con Fini - presidente della Camera - che si era smarcato mettendo in discussione la leadership del Cavaliere con un'escalation di critiche, polemiche ed attacchi. Fu quel 14 dicembre dopo il quale si cominciò a parlare dei "Responsabili" e dopo il quale iniziò l'eclissi politica di Fini, sparito nel nulla con il suo Futuro e Libertà. Quattro anni fa... - Quel 14 dicembre, in Parlamento, si votò la sfiducia nei confronti dell'allora leader del Pdl: a sostenerla anche l'Udc. In mattinata Berlusconi riferì sul suo operato al Senato, dove poi incassò la fiducia con 162 sì, 135 no e 11 astenuti. Quindi il duello alla Camera, molto meno scontato, e sul quale Fini - nuovo totem della sinistra, da Repubblica al Partito democratico - si era giocato tutto. Perdendo. La seduta fu caotica, tra insulti al presidente di Montecitorio, risse e sospensioni. I numeri erano ballerini e incerti. Sembrava che il Cav potesse essere detronizzato. Ma intorno alle 14, a sorpresa, alla Camera la spuntò Berlusconi: per soli 4 voti - 314 a 311 - incassò la fiducia. Per paradosso furono fondamentali proprio quattro voti "finiani", che all'ultimo momento utile cambiarono idea: Catia Polidori, Maria Grazia Siliquini e Giampiero Catone, mentre Silvano Moffa non partecipò al voto. Il resto, è storia. La nota di Fini - Ad aggiungere un ulteriore tassello alla storia, oggi che Berlusconi è stato assolto da quelle accuse che lo spinsero a sfiduciarlo, è proprio Gianfranco Fini. "Al di là del giudizio politico su Berlusconi - ha scritto in una nota l'ex futurista -, tutti gli italiani, e quindi anche i suoi avversari, devono essere lieti della sua assoluzione, perché la magistratura, annullando una sentenza di primo grado che ha pesantemente discreditato le nostre istituzioni in ogni angolo del mondo, ha confermato di essere pienamente autonoma ed imparziale". Fini, dunque, esprime la sua soddisfazione perché le nostre istituzioni non sono state infangate. O meglio, perché il fango è stato lavato via da questa sentenza di secondo grado. Lo stesso fango che Fini accreditò cercando di cacciare Berlusconi da Palazzo Chigi. Dopo il commento di Gianfranco, non si è fatta attendere la risposta - su Twitter - dell'ormai vecchissimo amico Maurizio Gasparri: "Vergognoso ed ipocrita il commento di Fini alla assoluzione di Berlusconi. Contribuì al disastro politico. Meglio che taccia".