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Giuliano Ferrara contro Papa Francesco: "Dov'è la misericordia? Pare un monarca medievale"

Andrea Tempestini
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Dopo la scomunica di Ferruccio de Bortoli a Matteo Renzi, ecco quella di Giuliano Ferrara a Papa Francesco. Scomunica metaforica, s'intenda, che sul tema è bene non scherzare. Lo spunto per il suo editoriale, il direttore de Il Foglio, lo trae dall'arresto del vescovo Wesolowski, finito agli arresti in Vaticano con l'accusa di pedofilia. Una notizia anticipata da Enrico Mentana sul suo TgLa7; circostanza che scatena l'Elefantino contro Mitraglietta, "un giornalista che ha fatto tutto quello che ha potuto per mettere alla gogna la chiesta cattolica". Ma Mentana, qui, c'entra ben poco. Ferrara si rivolge al "Beatissimo padre Francesco, cari cattolici. Vi dovete decidere - inizia così il suo articolo -, secondo l'aut aut che pure nel Vangelo c'è: sìsì, nono". I diktat dell'Onu - L'Elefantino ricorda poi come "l'Onu vi aveva di recente intimato due cosa: via l'opposizione all'aborto (...); gli atti sessuali con i ragazzini, mercenari o no poco importa, sono il sale dello stato clericale, fate sposare i vostri preti, che scopino come tutti e si levino di testa il monosessualismo". L'Onu, ovviamente si rivolge alla Chiesa, la quale, per Ferrara, ha "prontamente obbedito a questa Ong che ha dimenticato i diritti (...) di un miliardo e oltre di bambini aspirati e frantumati dagli strumenti di morte del mondo moderno, nella pancia delle donne". Secondo il direttore, "gli avete obbedito anche abolendo la distinzione tra peccato e reato (...) e ogni regola di garanzia canonica e giuridica: un arcivescovo cattolico e diplomatico della Santa Sede, quel Wesolowski che forse compiva atti sessuali fortemente immorali e contra legem con i ragazzini di Santo Domingo (...) è stato arrestato per volontà del papa, così padre Federico Lombardi SJ ha detto". L'attacco al Pontefice - Il direttore prosegue sottolineando come "il processo canonico non è concluso perché l'appello è in corso, quello penale non è praticamente cominciato, non c'è dibattimento in corso, ma si spalancano all'arcivescovo e nunzio, per volontà del monarca e su istigazione della meglio gente del mondo, quella politicamente corretta, le porte della prigione". Per Ferrara sono "faccende grottesche. Deludenti, a dir poco". Dunque l'attacco al Pontefice: "In poco più di un anno è scomparsa la chiesa dell'Humanae vita, dell'Evangelium vitae, della Fides et ratio, della Veritatis splendor, della Dominus Jesus, della Spe salvi". E ancora: "Dov'è la misericordia, la preghiera di perdono, la misericordina addirittura, dov'è un papa che prega e piange di disperazione ricca di speranza per un suo fratello caduto in peccato mortale, la cui salvezza è in pericolo? (...) No, vediamo un monarca medievale la cui volontà sa di battitura di ferri, di cella e non monastica, di consenso del mondo dei media". "Avvenire" e Pasolini - Nelle ultime righe del durissimo editoriale Ferrara passa poi a quello che definisce "il grottesco dello scandalo", "la prova che una chiesa che rinuncia alla sua missione diventa ente inutile". E questa "prova" sarebbe nel giornale dei vescovi, Avvenire, sulla cui prima pagina "accanto alla notizia dell'arresto di Wesolowski campeggiava la santificazione di Pier Paolo Pasolini e del suo vangelo corsaro" (il riferimento è a due pezzi, di Padre Fantuzzi e di Monsignor Dario Viganò). Il direttore de Il Foglio chiosa: "Devo ricordare che Pasolini ha trascorso tutta la sua poetica vita alla ricerca di ragazzi di vita, meglio se in età fresca, con i quali commettere quegli atti sessuali che costano la galera e la damnatio memoriae agli uomini di chiesa e di vangelo, non quello corsaro, quello secondo il catechismo? Devo ricordarlo io, che lezioni di catechismo non ne ho mai prese, tantomeno da Scalfari?", conclude. Una conclusione che si lega a doppio filo al sottotitolo dell'editoriale: "Chi sono io per imprigionare? Decidetevi, santo padre e cattolici".

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