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George Clooney vuole entrare in politica: Walter Veltroni come consigliere

Giulio Bucchi
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Per ora ha fatto solo il prete laico: Walter Veltroni ha sposato George Clooney e Amal Alamuddin a Venezia in una delle cerimonie più fastose che anche lo star system possa ricordare: si è parlato di una spesa complessiva di circa 13 milioni di dollari. Si è spiegato anche il motivo per cui è stato scelto come cerimoniere il politico italiano che ha fondato il Partito democratico: una antica amicizia, nata fra festival del cinema e premiazioni varie, e consolidatasi nel 2009, quando Veltroni accompagnò l'attore americano sulle rovine de L'Aquila. Ma non basta. Secondo i fedelissimi del politico italiano che è ancora piuttosto in auge grazie al sostegno apertamente offerto a Matteo Renzi, in quel matrimonio si sono sposate anche due ambizioni politiche. Quella di Clooney, che sembra deciso a percorrere all'interno del Partito democratico americano la strada che lo porterebbe a una candidatura alle presidenziali Usa, e quella di Veltroni che, conscio delle carte in mano all'amico attore, punterebbe a fargli da spin doctor, entrando nello staff dei suoi consiglieri. Finora era circolata l'indiscrezione dell'intenzione di Clooney di candidarsi a governatore della California per il partito democratico per il 2018. Strada percorribile, ma comunque assai lontana per il momento. Secondo i veltroniani però l'attore americano si terrebbe pronto anche per una possibile discesa nella competizione delle primarie democratiche in vista delle presidenziali americane del 2016: «In campo naturalmente c'è Hillary Clinton, e in questo caso George si guarderebbe bene dal candidarsi. Però sono molte le voci sullo stato di salute della Clinton dopo la trombosi (che per molti era un ictus) che l'ha colpita quasi due anni fa. E se lei dovesse ritirarsi, Clooney sarebbe un candidato ideale per il partito democratico. E Walter potrebbe dargli i consigli giusti». La passione per la politica non è nuova in casa dell'attore americano: anche il padre Nick provò - senza successo - a candidarsi al Senato nel 2004, sperando di sfruttare la popolarità ottenuta come conduttore televisivo. Fin qui Clooney ha sfiorato la vita politica, grazie ad alcuni incarichi speciali ottenuti dall'Onu e alla sua battaglia per il Darfour, che ancora una volta lo ha unito a Veltroni detto l'Africano grazie alla sua passione per il continente nero. Se non si aprisse la finestra straordinaria per le presidenziali 2016, Clooney sarebbe comunque intenzionato a scaldarsi i muscoli per quelle del 2020. Per questo sono nate le voci anche di una sua possibile pre-candidatura da governatore della California. Era l'incarico che aveva un altro attore, Ronald Reagan, prima di salire alla presidenza degli Stati Uniti. Ma è praticamente impossibile correre per l'una e per l'altra elezione: i tempi sarebbero troppo ristretti. La consultazione californiana sarebbe nel 2018, e pochi mesi dopo si dovrebbero aprire le primarie democratiche e repubblicane per le presidenziali 2020. di Fosca Bincher

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