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Maxxi-beffa: la cresta della Melandri sul corso dei giornalisti

Giulio Bucchi
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Quattro euro per duecento per cinque. Un semplice e rapido calcolo: quattromila euro. Non una cifra astronomica, se paragonata alle "creste" della casta. E però, se si considera che questo guadagno è legato a un evento che doveva essere gratuito, le cose cambiano. Spieghiamo. Un collega giornalista, Alessio Calfapietra - di cui a lato pubblichiamo la lettera - a Roma, decide di partecipare a uno dei molti corsi di formazione che Ordine dei giornalisti ed enti terzi predispongono per il raggiungimento degli obbligatori crediti annuali. Il collega, come anche chi scrive, cercando di unire l' obbligatorio al non proprio dilettevole ma almeno utile, sceglie l'evento L'ora di storia, suddiviso in cinque moduli tra marzo ed aprile. Tre ore di lezione, altrettanti crediti. Tutto gratuito. In una location suggestiva, il museo di arte moderna Maxxi. Il relatore è Lucio Caracciolo, noto esperto di geopolitica, chiamato a dissertare sulle guerre contemporanee e in particolare sui conflitti scatenati dal fanatismo religioso. Ci si registra sulla piattaforma dell' Ordine e si aspetta il giorno previsto. Chi scrive, poi, non ha potuto partecipare. Invece il collega si presenta e scopre che prima di entrare bisogna pagare un biglietto di quattro euro. Ma non era gratuito? A introdurre la «lezione» interviene Giovanna Melandri. Sì, l'ex ministro della Cultura, tre anni fa divenuta presidente della Fondazione Maxxi, nomina in realtà molto discussa. E molto discussa è stata la questione del suo stipendio. Che non doveva esserci, e invece c' è eccome. Non solo. Contemplerebbe anche un bonus legato alla vendita dei biglietti. La vicenda fu molto seguita dai media, compreso Libero. Tutto inizia con la nomina alla presidenza della Fondazione Maxxi dell' allora parlamentare Melandri il 19 ottobre del 2012. Lei si dimette da deputato per dirigere l' ente che controlla il museo di arte contemporanea, ma la nomina del ministro della Cultura del governo Monti, Lorenzo Ornaghi, fa discutere. La neoeletta sostiene che lavorerà gratis: «Prenderò 90 euro all' anno». A luglio del 2013 Gian Antonio Stella del Corriere della sera scopre che, grazie alla trasformazione dell' ente in fondazione di ricerca, il Maxxi poteva pagare il suo presidente. Visto il polverone sollevato, si decide di aspettare fino al 6 novembre. Quel giorno - come ha ricostruito Il fatto quotidiano - con la presidenza della Melandri, il cda propone «in favore del presidente per ciascun anno di esercizio il compenso (…) di 91.500 euro quale componente fissa (…) su base mensile posticipata al netto delle ritenute previste (…) più un ulteriore ammontare quale componente variabile (premio) da determinarsi in "misura fissa" come sintetizzato nella tabella che segue in funzione dell' incremento rispetto al precedente esercizio della sommatoria delle voci di proventi quali: I) biglietteria; II) Contributi di gestione; III) Sponsorizzazioni; IV) Altri ricavi e proventi. Le somme di componente variabile devono intendersi quali componenti netti». Segue tabella: se l'incremento va dal 5 al 15 per cento, il premio è di 12mila euro (netti), se raggiunge la forchetta 15-20 arriva a 18mila; se si pone tra il 25 e il 30 per cento Melandri prende un premio di 24mila euro. Se aumenta più del 30 per cento il premio sarà «quanto deliberato di volta in volta dal Cda». In sostanza, più biglietti stacca il Maxxi, più sponsorizzazioni e cose simili ottiene, più dovrebbe crescere il bonus per la presidente. Il dubbio di Calfapietra, quindi, appare legittimo. Ossia che il pagamento di una specie di biglietto per quello che doveva essere un evento gratuito forse contribuirà a garantire un emolumento extra di soldi pubblici per la Melandri. di Caterina Maniaci

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