I due Matteo: Salvini dagli industriali, Renzi sbaglia amici
La politica, più di tutto, è un'arte digestiva. Nel senso che chi la pratica dev'esser sempre pronto a ingoiare la sua bella dose di rospi, per di più mostrando di apprezzarla. A Renzi, stavolta, è toccato un intero menu degustazione a base di anfibi. Nei suoi sogni di gloria - che probabilmente prevedono pure l'invasione della Polonia e l'annessione dell'Austria - si vedeva già, ieri sera, sul palco di Amici di Maria De Filippi, a fare il figo col giubbotto di pelle davanti ai ragazzini, come un bulletto al parco. Invece gli è toccato in sorte un altro amico, quello che si meritava: Vincenzo De Luca, l'uomo che per Rosy Bindi e una bella fetta del Pd resta un «impresentabile». Oddio, a quanto pare De Luca non è proprio presentabilissimo pure per lo stesso Matteo, visto che ieri è stato ricevuto a Palazzo Chigi per un'oretta scarsa, ed è entrato dall'ingresso posteriore, come gli ospiti a cui non si vuol dare troppa pubblicità. Il fatto è che la grana campana va risolta, e se il bubbone è esploso è tutta colpa di Renzi, che per assecondare certi umori del suo partito ha voluto giocare con la «legalità» ed è finito scornato. Dunque la comparsata ad Amici è stata rimandata, ed è un vero peccato. Perché, in effetti, il ruolo più adatto per Matteo è proprio quello dell'istrione tv, dell'attore di fiction. Gli piace sproloquiare e prendersi gli applausi. Molto meno venire criticato o rispondere dei suoi errori. Piuttosto che commentare l'esito del voto Renzi è fuggito in Afghanistan, cimentandosi in un'interpretazione delle sue: ha indossato la mimetica e ha giocato a fare John Wayne in Berretti verdi, con risultati discutibili (non avrebbe sfigurato nel film Sturmtruppen con Renato Pozzetto). Poi è apparso in mezzo alle hostess di Alitalia in abito blu e camicia bianca da pilota di linea, gli mancava solo il cappello per sembrare una caricatura di Leonardo Di Caprio in Prova a prendermi. Non abbiamo dubbi che Matteo, con l'ultima prova d'attore ad Amici, in un ruolo che conosce bene (quello di sosia poco somigliante di Fonzie), si sarebbe aggiudicato l'Oscar per i Difetti speciali. E invece gli è toccato incontrare De Luca e buttar giù il soggetto di un improbabile remake di Fuga da Alcatraz. Ingoiare rospi, si diceva. E un rospetto l'ha dovuto mandar giù anche Matteo Salvini. Ieri ha partecipato alla convention dei giovani di Confindustria a Santa Margherita Ligure, e per l'occasione gli è toccato aprire l'armadio, togliere le ragnatele alla giacca e indossarla sopra una camicia bianca per presentarsi con look istituzionale. Forse avrebbe preferito felpa e maglietta d'ordinanza. Ma queste son le cose che fa un politico serio: se serve parlare a una parte rilevante del Paese - gli industriali, nello specifico - s'inguaina nel completo. Non si snatura, a costo di non piacere, ma mostra di poter affrontare situazioni diverse, di non esser solo una figurina da talk show. È il salto di qualità che molti hanno richiesto a Salvini. Ognuno, in fondo, ha la platea che si merita. Il Matteo leghista, che studia da leader, si è preso gli industriali. Il Matteo democratico voleva Amici e si è tenuto De Luca. Anche se la platea più giusta, per lui, resta quella del cinema: una sala in periferia in cui vendere patatine e pop corn, mentre gli adolescenti limonano. di Francesco Borgonovo