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Massimo Cacciari: "Germania leader per forza, ma la Merkel ha sbagliato tutto. Francia malata, Italia marginale"

Giulio Bucchi
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"La Germania questa posizione di leadership se l'è conquistata e meritata. Le spetta. Il problema semmai è un altro, che questa leadership viene usata malissimo". Massimo Cacciari non risparmia critiche ad Angela Merkel e a Berlino. Intervistato da La Stampa, il filosofo esprime amara soddisfazione per la presa di coscienza del dramma dell'immigrazione da parte dei paesi del Nord Europa: "Era ora! Finalmente anche i tedeschi si stanno svegliando!". Il guaio è che finora "la Germania ha usato malissimo il suo ruolo di guida dell'Unione Europea", a cominciare dalla crisi della Grecia: "Bisognava intervenire subito. Se lo avessero fatto in tempo, tutto si sarebbe risolto con una crisetta. E invece hanno lasciato che la questione si ingigantisse. Vorrei ricordare che il peso della crisi greca per l'Europa è di dieci volte inferiore a quello della Sicilia per l'Italia". Anche con l'immigrazione servirebbe una risposta tempestiva e strutturale, trattando la questione non come una "emergenza" che passerà, ma come un fenomeno che durerà a lungo, probabilmente qualche decennio. "Francia malata, Italia marginale" - A guidare le nuove politiche comunitarie deve essere dunque la Germania: "Non ci sono alternative. Volente o nolente la leadership dell'Europa è sua. È determinante", mentre le posizioni anti-tedesche di molti movimenti populisti di destra e di sinistra sono secondo Cacciari "totalmente ridicole, critiche senza senso". Però, resta il fatto che la Merkel ha commesso molti errori: "Avrebbe potuto avere un ruolo di guida politica e culturale, non solo economica. E invece non è stato così". Restiamo appesi a Berlino, perché alternative non ce ne sono. "La Francia dove vuole andare? La Francia è un malato, esattamente come noi. Non può pretendere la leadership, non è in grado", mentre l'Italia di Matteo Renzi riveste "il solito ruolo marginale. In questo, devo ammetterlo, ha ragione D'Alema. Siamo destinati a questa posizione di marginalità".

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