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Casini a Berlusconi: "Pensavo ti fossi rimbambito"

Pier Ferdinando Casini

Siparietto al Senato dopo la fiducia incassata da Letta. Gli ex alleati si incontrano e si scornano (ma con ironia)

Andrea Tempestini
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Una vecchia amicizia, piuttosto arrugginita, quella tra Pier Ferdinando Casini e Silvio Berlusconi. Pierferdy, il primo delfino del Cav, strappista come Gianfranco Fini e precipitato negli abissi politici del "poco virgola" alle urne. Angelino Alfano, da certi punti di vista, oggi stava per seguire l'esempio del leader Udc. Poi la cronaca della giornata politica più folle delle ultime settimane (mesi, anni, "fucilazione" di Prodi - forse - esclusa) ha cambiato lo scacchiere. Berlusconi accorda la fiducia a Letta. Poi piange. Rabbia, frustrazione, stanchezza. Ora il futuro di Pdl, scissionisti del Pdl, Forza Italia e di Alfano resta tutto da definire. Ma non è questo il punto; si vedrà se Angelino sarà un nuovo Pierferdy. Ma torniamo proprio a Casini. Il voto è finito, Letta ha incassato la fiducia a Palazzo Madama. Il leader scudocrociato incontra Berlusconi, sta uscendo dall'aula. L'ex alleato si avvicina al Cav e sussurra: "Pensavo fossi rimbambito...", riferendosi all'intenzione più volte minacciata e più volte scacciata di sfiduciare le larghe intese. Pronta la risposta dell'ex premier: "E tu metti giudizio". Quindi Silvio, attornato da un gruppo di senatori azzurri provati quanto lui, ha proseguito lungo il corridoio, per poi lasciare il Senato.

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