Immigrati, il sindaco che accoglieva i profughi arrestato per truffa
La logica è più o meno sempre la stessa. Creo una cooperativa fittizia e la affido a un prestanome, la riempio di migranti, e poi chiedo alla Prefettura soldi per poterli mantenere; naturalmente gonfio le fatture, dico che nel centro ci sono molti più migranti e faccio lievitare i costi dei loro pasti, con un solo scopo: incassare soldi. Questo andazzo diventa ancora più odioso se poi vado in tv a predicare la bontà dell' accoglienza, a ergermi a paladino dell' integrazione e della necessità della società multiculturale. Senza accorgermi dell' ipocrisia, con una mano annuncio il verbo della solidarietà, con l' altra mi intasco un mucchio di quattrini. Per queste pratiche ieri è stato arrestato, su richiesta della Procura di Locri, e condotto ai domiciliari il sindaco di Palizzi (Reggio Calabria), Arturo Walter Scerbo. Stando agli inquirenti, Scerbo, che nel marzo 2016 aveva allestito un ostello della gioventù nella frazione di Pietrapennata accogliendo cento migranti, avrebbe incaricato della gestione del centro una cooperativa che in realtà non ha mai svolto alcuna mansione. E avrebbe poi impiegato in quella struttura personale mai contrattualizzato e mai retribuito. Nonostante ciò, avrebbe richiesto alla Prefettura di Reggio Calabria 105mila euro per l' accoglienza. E non solo: per aumentare i propri introiti, avrebbe gonfiato le fatture, aumentando i costi per il vitto degli ospiti, la cui somministrazione veniva decisa a tavolino in modo sovrabbondante rispetto alle reali necessità nonché affidata al ristorante di proprietà del consigliere di maggioranza Antonino Proietto, anche lui ora agli arresti domiciliari. Questa gestione a fini personali dell' accoglienza non impediva a Scerbo di collegarsi un paio di anni fa con la trasmissione Porta a Porta e di celebrare il modello virtuoso del proprio Comune, annunciando un' iniziativa che avrebbe consentito la piena integrazione dei migranti. Il progetto ovviamente non è mai partito, anche perché i soldi per finanziarlo devono essere finiti altrove. Leggi anche: Immigrati, imprenditore denunciato per truffa: incassava 7mila euro al giorno Fratelli e fratelli - Il buon Scerbo, con la sua doppia morale, deve aver fatto scuola, se è vero che anche l' ex deputato Udc della Regione Sicilia Onofrio Fratello, per aiutare i fratelli africani, faceva affari col suo, di fratello. Secondo la Procura di Trapani che ieri ha chiesto e ottenuto il suo arresto, il deputato aveva intestato a dei prestanome, tra cui suoi fratello Salvatore, quote e cariche sociali di quattro cooperative di Alcamo per la gestione dei migranti. Ufficialmente lui, già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, non aveva alcun ruolo in quella gestione, ma in realtà la coordinava per intascare e occultare i proventi relativi. Prendere per sé i soldi destinati ai profughi rende bene quanto diceva il Buzzi di Mafia Capitale, cioè che «con gli immigrati si fanno più soldi che con la droga»; ed è la rappresentazione plastica di quanto denuncia Matteo Salvini, secondo cui accogliere migranti è diventato una «pacchia». Nonché un sistema ramificato, i cui esempi si sprecano: due settimane fa la Polizia di Benevento ha arrestato cinque persone, tra cui un funzionario pubblico e un impiegato del ministero della Giustizia, che lucravano sulla gestione dell' accoglienza. Alla pari, i gestori dei centri Sas di Latina sono stati arrestati dalla Polizia una decina di giorni fa perché violavano i bandi di gara e si spartivano i migranti, onde trarne profitto. Questa pratica ha raggiunto i massimi livelli lo scorso anno a Isola Capo Rizzuto, dove il governatore della Confraternita della Misericordia e il parroco del paese, don Edoardo Scordo, sono stati arrestati con l' accusa di aver fatto fortuna sulla pelle dei rifugiati. Tornando ai sindaci, si potrebbe citare il primo cittadino di Riace, Mimmo Lucano, inserito dalla rivista Fortune tra gli uomini più influenti del pianeta per il suo modello di accoglienza diffusa e poi indagato per concussione e truffa nella gestione di bonus e borse lavoro ai migranti. Ecco, al sindaco di Palizzi è andata in modo simile: dalla fortuna costruita sui profughi alla disgrazia, dai riflettori di Porta a Porta all'obbligo di restare dentro le porte di casa sua. di Gianluca Veneziani