Vauro Senesi scrive a Sergio Mattarella, il delirio: "A causa di Matteo Salvini temo per la mia incolumità"
Roba alla Nanni Moretti che in Caro Diaro scriveva al Papa per tutelare le telenovelas. Solo che non è un film e al posto di Moretti c'è Vauro Senesi, il vignettista comunista che ha preso carta e penna per scrivere non al Pontefice ma a Sergio Mattarella. L'obiettivo? Andare contro Matteo Salvini, ovviamente. Tutta 'colpa' della campagna del vicepremier leghista in vista della manifestazione di sabato 8 dicembre, quel "lui non ci sarà" pubblicato in calce alle foto di chi dal corteo si terrà lontano, ovvero i suoi più acerrimi sostenitori. Tra i quali, appunto, Vauro. Troppo, per il vignettista, che ha scelto di rivolgersi direttamente al Quirinale. "Sopra una mia foto campeggia la scritta Lui non ci sarà accompagnata dal simbolo ufficiale del suddetto partito con l'intento di connotare la mia persona come esempio negativo, un 'Nemico' da additare al disprezzo ed alla rabbia di sostenitori e simpatizzanti del movimento sopra citato. Gli effetti violenti di tale uso della mia immagine sono già riscontrabili ampiamente in rete", scrive nella missiva. Dunque, contro Salvini: "È segretario della Lega ma è anche vice premier e ministro dell'Interno del governo in carica. A lui spetterebbe costituzionalmente il compito di proteggere ogni cittadino da rischi per l'incolumità sia fisica che morale. Il ministro non è nuovo purtroppo a posizioni discriminatorie e di istigazione contro cittadini italiani". Leggi anche: Schifezza-Vauro sul Fatto: come dà del fascista a Salvini Un discreto delirio: Vauro vede minacce, discriminazione. "Rischi per l'incolumità morale". Curioso che a puntare il dito sia proprio lui, che con le sue vignette ha più volte picchiato durissimo, spesso superando i limiti della satira e distruggendo "l'incolumità morale" del bersaglio di turno. Ma tant'è. "Trovo inammissibile che il ministro dell'Interno del mio Paese inciti atteggiamenti aggressivi contro alcuni dei propri cittadini - riprende -. Trovo preoccupante che nessuna carica dello Stato Democratico si senta in dovere di stigmatizzare tali atteggiamenti. La interpello con fiducia in quanto Lei rappresenta la più alta carica di questo Stato ed in quanto garante della Costituzione. Nel malaugurato caso che le minacce di cui, anche in conseguenza di questa campagna della Lega, sono fatto oggetto si traducessero in azioni volte a colpire la mia incolumità fisica riterrò il ministro Salvini responsabile di tali atti". Dunque, Vauro conclude affermando che dal 6 all'8 dicembre camminerà con la foto della discordia appesa al collo: "Se posso essere indicato come bersaglio ebbene il bersaglio me lo porterò addosso". Crede forse di essere un martire?