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Bruno Vespa, bomba sulla Rai: "Cosa osarono chiedermi quando ero direttore del Tg1"

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Cristina Agostini
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Bruno Vespa è uno dei dieci direttori del Tg1 interpellati da Ida Peritore nel suo libro Sua Maestà il TG1. Dieci direttori svelano 30 anni di segreti (Male Edizioni). Storica giornalista storica del Tg1, introduce il volume con la famosa frase del Gattopardo: "Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi". E in Rai tutto cambia per restare com'è.  Vespa, per esempio, ricorda il Giornale citando il libro, cade in disgrazia con il crollo della Dc nel '93 di Tangentopoli, per aver detto la verità come direttore del Tg1: "Il mio editore di riferimento è la Dc". Una frase che, sottolinea il direttore di Porta a porta, "mi mise contro gli ipocriti assunti quasi tutti per segnalazione politica, mentre io avevo vinto un concorso. Ma li capisco. Negli anni successivi sono venuti da me quasi tutti a dirmi che avevano sbagliato", confessa Vespa. Leggi anche: "Come gli 80 euro di Renzi". Sallusti, bomba sul governo Dopo le sue dimissioni dal Tg1 in effetti Vespa è stato oscurato dalla Rai per quasi due anni: "Fui l'unico testimone nel '93 della visita di Scalfaro e Giovanni Paolo II ai luoghi dell'attentato di San Giovanni in Laterano. Mi fu detto di fare il servizio senza che si vedesse la mia faccia". Ma poi è tornato a Porta a porta ed è ancora lì.

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