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Carlo De Benedetti attacca i figli sul Corriere della Sera: "Non sono in grado di fare gli editori"

Caterina Spinelli
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Carlo De Benedetti vuole ricomprarsi il gruppo Gedi e, tra gli altri, Repubblica. Le sue intenzioni sono delle migliori, peccato però che la holding sia dei suoi stessi figli che, di fronte all'offerta (considerata troppo esigua), hanno replicato in coro un forte "no". "I miei figli sanno fare bene altri mestieri. Ma non hanno la passione per fare gli editori" - si è sfogato in una lunga intervista alla concorrenza, ossia al Corriere della Sera -. Non hanno neanche la competenza; ma prima di tutto non hanno la passione. E senza passione non puoi fare un mestiere così particolare, artigianale, per il quale occorrono sensibilità, gusto estetico, cultura, capacità di conduzione di uomini, talento per mettere insieme un'orchestra e il direttore che la dirige, decidere quale spartito suonare". Leggi anche: De Benedetti, la rivincita di Dagospia: "Sito scandalistico e privo di verità" L'imprenditore sembra intenzionato a togliersi tutti i sassolini dalla scarpa: "I miei figli, in particolare Rodolfo, lo considerano un business declinante; e non hanno neanche torto. Ma questo significa considerarlo un mestiere qualsiasi; e invece l'editore non è un mestiere qualsiasi. La grande ingenuità dei miei figli è continuare da tempo a cercare un compratore per il gruppo. Una ricerca inutile: in Italia un compratore non c'è". De Benedetti sembra prendersela in particolare con Marco e Rodolfo, da tempo alla guida della Cir, la holding di famiglia da cui dipende Gedi. Nonostante il rifiuto, l'editore non demorde. Anzi, nel suo futuro intende "tornare a investire pesantemente in un settore in cui Repubblica per anni ha eccelso: il digitale"

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