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Il generale Polimeno contro padre Zanotelli: "Così i soldati italiani di Nassiriya muoiono un'altra volta"

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Le affermazioni di padre Alex Zanotelli sui militari italiani caduti a Nassiriya nel 2003 hanno destato sdegno e dissociazione. In merito a quelle parole da brividi nel giorno dell'anniversario, il generale di brigata, Salvatore Polimeno, ha trovato opportuno scrivere una cortese lettera a Zanotelli, per chiarire le finalità della missione italiana in Iraq e far riflettere il prete sulle sue considerazioni. Nella lettera, pubblicata da Il Giornale, Polimeno tira fuori alcuni spunti di riflessione e confuta le tesi di Zanotelli. Innanzitutto la "Operazione antica Babilonia"- che diede inizio alla missione in Iraq- prevedeva la partecipazione italiana tramite una task force interministeriale con il compito di "concorrere, con gli altri Paesi della coalizione, a garantire quella cornice di sicurezza essenziale per un aiuto effettivo e serio al popolo iracheno e contribuire con capacità specifiche alle attività d'intervento più urgente nel ripristino delle infrastrutture e dei servizi essenziali". Infatti -continua il generale- l'Italia non ha mai contribuito a distruggere l'Iraq (come asserisce Zanotelli), bensì il nostro Paese ha aiutato la popolazione iraqena negli ambiti sanitario, infrastrutturale, scolastico e culturale- come testimonia la direzione italiana del dicastero cultura (l'unica non a guida statunitense). Per approfondire leggi anche: Don Alex Zanotelli contro i caduti a Nassiriya: "Ma quali martiri, erano lì per il petrolio" Il generale, in riferimento alla posizione, evocata da Zanotelli, di Giovanni Paolo II contraria alla guerra, aggiunge ulteriori elementi: "il Pontefice, grazie alla sua visione lungimirante, voleva perseguire la riconciliazione delle tre religioni monoteiste". Nel periodo in cui si affermava il radicalismo islamico, rilancia Polimeno, la chiesa condannava lo scontro di civiltà e ha cercato di persuadere gli americani a ricondurre il proprio intervento "dentro un preciso sistema di diritto internazionale [...] senza rinunciare allo stato di diritto". In conclusione, l'invito a riflettere sulla frase choc di Zanotelli, il quale rigettava la natura di "martiri" dei militari italiani. Polimeno, pacato e rispettoso, pubblica la triste omelia dei funerali di Stato e "implora" Zanotelli affinché non pronunci più tali parole, perché i militari "morirebbero un'altra volta e questa volta sarebbe Caino a calare il fendente".

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