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Paolo Becchi e il prof accusato di nazismo: "Non si distrugge la reputazione per alcune parole sbagliate"

Maria Pezzi
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Da lunedì, Emanuele Castrucci è il "professore nazista" che va cacciato dall'Università, e la cui reputazione deve essere distrutta. È una faccenda delicata, questa. Conosco Castrucci da molti anni, da quando vinse la cattedra a Genova - la vinse per i suoi lavori, che dimostravano la serietà e l'impegno delle sue ricerche, che gli fecero meritare quel posto. Poi andò a Siena, ma non ci siamo persi di vista. In una università di mediocri, Castrucci è stato un'eccezione. I suoi libri - penso a "Ordine convenzionale e pensiero decisionista", ma anche a "On the Idea of Potency", uscito di recente in lingua inglese - non solo non contengono, come sembra insinuare oggi la stampa, alcun atteggiamento di "giustificazione" verso il nazismo, ma sono studi che hanno segnato il dibattito nazionale ed internazionale sui temi trattati. È triste leggere su alcuni giornali che, delle sue "simpatie" naziste, ci si sarebbe dovuti accorgere da prima, in quanto Castrucci era uno studioso appassionato di Carl Schmitt. È triste perché non solo si ripropone un clima da "caccia alle streghe" per il quale chiunque studi autori che, in vita, hanno aderito - se pur momentaneamente, e talora con riluttanza - al nazismo, è di per sé sospetto. Carlo Galli ha scritto una monografia di quasi mille pagine su Schmitt: è un nazista? Gianni Vattimo ha dedicato la sua vita a Heidegger: è un nazista? Ecco, queste sono le sciocchezze di cui vive la stampa, e che contribuiscono a distruggere un uomo. Perché il punto è questo. Castrucci ha pubblicato su Twitter messaggi inaccettabili, che sono il primo a non condividere. L'Università prenderà i provvedimenti che riterrà opportuni, e sui quali non intendo qui discutere (se le cose che ha scritto siano inoltre penalmente rilevanti, non sta a me dirlo - né sta ai giornalisti, al Rettore dell' Università di Siena o al Ministro). Ma un conto è condannare Castrucci per ciò che ha fatto, per ciò che ha scritto su twitter; un altro è distruggere la sua reputazione di studioso, che non ha nulla a che vedere con tutto ciò. Quello che temo di più - come spesso succede in questi casi - è l' errore logico di considerare che una persona che ha certe opinioni personali non possa, automaticamente, essere un ottimo studioso e un buon professore. Ridicoli sono i commenti che ho letto che gridano allo scandalo perché «si lascia che uno così insegni ai nostri figli». Come se Castrucci, in aula, non si comportasse dal professore serio quale è sempre stato, come se facesse lezione parlando liberamente delle sue opinioni personali sul nazionalsocialismo o la cultura ebraica. È ovvio che non sia così - chiunque dovrebbe saperlo, e non solo chi lavora e frequenta l'Università. Castrucci dovrà rispondere della pubblicazione di quei twitter, certamente. Ma distruggere la sua reputazione di studioso, non ha nulla a che vedere con tutto questo. di Paolo Becchi

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