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Sicilia, la Corte dei Conti indaga Ingroia per 76 assunzioni sospette

L'ex magistrato, nominato da Crocetta commissario di Sicilia e-Servizi: "Tutto regolare, ho fatto rispettare gli accordi tra Regione e società privata". E apre pure una commissione d'inchiesta...

Giulio Bucchi
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Antonio Ingroia indagato perche la società Sicilia e-Servizi che dirige ha assunto in maniera sospetta 76 dipendenti. E' la Corte dei Conti di Palermo a far provare all'ex magistrato l'ebbrezza di finire dall'altra parte della barricata, quella dei sospettati, dei cattivi. Una beffa per Ingroia, che d'altronde sulle contraddizioni ha costruito una carriera. La carica dei raccomandati? - Il primo paradosso che salta all'occhio è che Ingroia, nominato commissario liquidatore di Sicilia e-Servizi dal governatore siciliano Rosario Crocetta nel luglio 2013, invece di liquidare ha assunto. Come scrive Paolo Bracalini sul Giornale, Tra quei 76 nuovi dipendenti a tempo determinato ci sono la figlia del boss magioso Bontate e a suo marito, un ex consigliere comunale Udc, il figlio dell'ex capo di gabinetto di Cuffaro, un indagato per tangenti, parenti, amici e raccomandati vari, autisti e segretari. I dubbi della Corte dei Conti di Palermo sono almeno due. Innanzitutto, la modalità dell'assunzione e la legittimità della delibera regionale che ha fatto partire i contratti in un clima economico catastrofico per la Regione, a rischio default con 5 miliardi di euro di rosso e 28.796 dipendenti già a libro paga. Perché assumere altre persone? E perché proprio loro? Ingroia si difende - L'assunzione di quei 76 "esperti informatici" è legata a un accordo tra Regione Sicilia e la società privata Sisev, che ha curato la loro formazione (un periodo do prova costato 66 milioni alla Regione Sicilia) con l'impegno di "trasferire" poi tutti i lavoratori nei quadri di Sicilia e-Servizi. Il guaio è che la Regione, a causa della crisi finanziaria, ha imposto il blocco della assunzioni. Ingroia si difende sottolineando come "quei lavoratori sono gli unici in grado di utilizzare i software" e si dice tranquillo sulle indagini della Corte dei Conti perché "noi abbiamo fatto rispettare le regole, garantendo la prosecuzione di un pubblico servizio e senza sperpero di denaro. L'Avvocatura distrettuale dello Stato ci ha detto che le assunzioni sono legittime, quei lavoratori sono stati selezionati attraverso un bando pubblico che prevedeva il transito alla Regione". Per sicurezza, comunque, Ingroia annuncia "l'istituzione di una commissione d'inchiesta" su questa vicenda "complessa e delicata". In altre parole, indagherà su una scelta a cui ha dato il via libera lui e per cui lui stesso è indagato. I disastri di Antonio - Ai cortocircuiti è abituato. Magistrato di punta dell'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, ha lasciato "temporaneamente" la toga a fine 2011, lasciando a metà quella inchiesta, per diventare commissario Onu contro il narcotraffico in Guatemala. Qualche settimana dopo aver accettato la prestigiosa offerta, Ingroia ci ha ripensato e si è ributtato in politica in tempo per le elezioni 2013: un flop totale, con la sua Rivoluzione civile fuori dal Parlamento. Non c'è problema, ha pensato il pm: chiesto il reintegro nella magistratura, ha ricevuto un secco no dal Csm che lo ha piazzato in Procura ad Aosta, l'unica circoscrizione in cui non si era candidato. Al tira-e-molla legale di ricorsi e contro-ricorsi coi colleghi ha posto fine il governatore Crocetta, che ha chiamato Ingroia alla guida del carrozzone regionale come commissario liquidatore. E da qui rischiano di ricominciare i guai di Antonio.

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