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Bruno Vespa, il disastro di Giuseppe Conte e la scialuppa di salvataggio Ue: "Riforme vere è l'unico prezzo degli aiuti"

Bruno Vespa

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Anche Bruno Vespa appartiene allo schiera di chi non si lascia andare ai facili entusiasmi per il Recovery Fund. “Il processo per avere gli 81,8 miliardi a fondo perduto - scrive nel suo editoriale su Il Giorno - è lungo, complesso e speriamo che la medicina non arrivi a paziente defunto. Par di capire che i soldi ci verranno bonificati in larga parte a rate dopo aver verificato che abbiamo mantenuto alcuni impegni. Non c’è minaccia della Troika: non ci pagano la rata e finisce lì”.

 

 

Stavolta l’Europa sembra chiedere cose ragionevoli, ma il negoziato è solo all’inizio. In attesa di capire che cosa accadrà, Vespa spunta l’attenzione sul decreto ‘semplificazione’, che attende con ansia da quando è stato annunciato da Giuseppe Conte. Al premier si chiede di far partire immediatamente opere pubbliche finanziate e ferme da tanti anni: “Non gli chiediamo di fare come Enrico Mattei che negli anni cinquanta occupava di notte i comuni con una squadra di partigiani-operai, sventrava le strade, collocava i tubi del metano e quando si svegliava il sindaco furibondo gli regalava una scuola”.

Era un’altra Italia, sottolinea Vespa, secondo cui “oggi non siamo capace di fare ‘miracoli’. Impariamo almeno a fare le cose normali e facciamole presto”. Anche perché la situazione economica è pesante: si prevede un milione di nuovi disoccupati, con una perdita del Pil che può arrivare al 13%. “La Germania - conclude il conduttore di Porta a Porta - perderà meno del 7% e l’anno prossimo rimbalzerà oltre il 10%. E fermiamoci qui". 

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