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Alessandro Sallusti contro Conte e l'ultimo Dpcm sul coronavirus: "Ho paura, il poliziotto in casa no"

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"Il poliziotto in casa, no". Alessandro Sallusti commenta così la nuova svolta restrittiva imposta da Giuseppe Conte nella lotta al coronavirus, con un vertice notturno d'emergenza a Palazzo Chigi. L'ultimo Dpcm si concentrerà anche sulle "attività private" degli italiani, a cominciare dalle feste in casa, perché la convinzione è che ora i focolai più pericolosi non nascano sui mezzi pubblici, negli ospedali e o lavoro, come a marzo, ma in famiglia. "Attenzione - scrive Sallusti nel suo editoriale sul Giornale -, questo è un terreno assai delicato, ci manca solo che lo Stato varchi la porta delle nostre case, che una legge stabilisca chi può entrare e chi no, chi deve uscire e chi può restare e a che condizioni". Un'iniziativa politica "che mette paura, per i principi che viola e per l'impossibilità di stabilire regole condivisibili ed universalmente valide".

"Ci sono casi - ricorda Sallusti -, in cui genitori anziani farebbero fatica a tirare avanti se divisi dai figli e altri che sono esattamente l'opposto, in cui sono i nonni a mandare avanti la vita di figli e nipoti", senza contare che le disponibilità e l'indipendenza economiche variano da famiglia a famiglia. "Siamo per la libera famiglia nel libero Stato, Covid o non Covid - conclude il direttore -, e su questo non cambieremo idea per nessuna ragione al mondo", anche perché "la sicurezza matematica di impedire i contagi non esiste" e "la maggior parte dei nostri nonni e dei nostri genitori è molto più saggia dei politici e degli scienziati che ci governano".

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