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Lapo Elkann, vedete questa foto? "Cerca pubblicità", la vergogna contro il rampollo: perché lo mettono in croce

Gianluca Veneziani
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Fai del bene e ti malediranno. Dona agli altri e in cambio riceverai insulti. Rovesciando ogni logica morale per cui, davanti a un gesto di solidarietà, non si può che rispondere grazie, da noi l'amore dato attira odio. E ciò è ancor più vero se l'autore della nobile azione è un personaggio famoso e controverso. Uno come Lapo Elkann, insomma, che tre giorni fa ha annunciato in un tweet la sua donazione di migliaia di euro a vantaggio delle famiglie più fragili di tre Paesi. «Per molti questo Natale sarà molto triste», ha scritto il rampollo di casa Agnelli. «Ho donato 450mila euro per acquistare beni di prima necessità in Italia, Portogallo e Israele. Prendiamoci per mano, nessuno deve rimanere indietro». Dinanzi a queste parole l'unico commento appropriato sarebbe «Chapeau» o un silenzio carico di gratitudine. Ma gli odiatori di professione trovano sempre di che ridire, soprattutto se tu, quel gesto di beneficienza, lo hai reso pubblico al grande universo della rete.

E allora ti accuseranno di aver strumentalizzato quell'azione per farti pubblicità, di essere mosso da vanità ed egoismo, di non avere stile, di voler ostentare la tua disponibilità economica. «Adesso che l'hai sbandierato ai quattro venti ti senti più felice? Ciò che fa la destra non lo sappia la sinistra», avverte uno, con tono di rampogna. «Era necessario dichiararlo? Il bene non ha bisogno di pubblicità, la beneficenza è silenziosa, non è un trofeo da esibire». E come loro, tanti altri che contestano a Lapo la mancanza di classe nell'aver dichiarato la cifra: «Ma fammi il piacere! Cos' è tutta questa necessità di dire quanto doni?», «La carità si fa e non si dice. Ancora non hai imparato a vivere da signore?», «Dona e stai zitto», «Un signore non quantifica l'importo», e via insultando. Questi soggetti dimenticano che bonum diffusivum sui, il bene è qualcosa che tende a diffondere il bene stesso. E, quindi, più lo si promuove e più esso aumenta, quasi per contagio. Il fare beneficienza e il dirla accresce il fattore Rt della trasmissione del Bene, potremmo tradurre in termini virologici. Questo discorso lo ha spiegato a dovere Fedez, a sua volta bersagliato perché "reo" di aver distribuito, a bordo di una Lamborghini, buste da mille euro a cinque bisognosi di Milano.

 

 

 

Lo hanno accusato di non aver fatto la beneficenza in silenzio, di aver donato soldi non suoi, di essersi atteggiato a gradasso con una macchina costosa. Ma il rapper ha risposto da par suo, annunciando una nuova «iniziativa, in cui ho donato centomila euro di tasca mia», e chiarendo che «non è il classico caso della beneficenza che si fa ma non si dice, perché in questo caso noi, palesando a tutti quello che stavamo facendo, siamo riusciti a coinvolgere aziende in modo da raggiungere una cifra che da soli non avremmo mai ottenuto». Della serie, il bene chiama il bene e aumenta sia lo spirito di emulazione che la cifra da raccogliere. Ma, anche quando non avranno da rimproverarti il gesto e l'annuncio, ti accuseranno per il destinatario. «Invece di donarli a Israele, avresti potuto darli ai territori da loro illegalmente occupati», «Qualcosina alla Palestina potevi anche destinarla», scrivono infatti a Lapo, additandolo in quanto troppo filo-israeliano. Come dire, il bene sarà pure infinito, ma anche la stupidità degli odiatori non scherza. 

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