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Matteo Bassetti a L'aria che tira: "Riapriamo gli stadi, la gente non ne può più"

 Matteo Bassetti

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Altroché chiusure, Matteo Bassetti vuole riaprire gli stadi. L'infettivologo, ospite di Myrta Merlino a L'aria che tira, su La7, si chiede: "Perché non riaprire gli stadi, magari con una capienza di 20mila posti, con 1000 o 2000 persone?". Spiega il professore: "È molto peggio avere 10mila persone davanti allo stadio, senza nessun controllo, uno sopra l'altro, che averli ben ordinati e seduti a 5 metri di distanza all'interno dello stadio". "La gente non ne può più!", sbotta Bassetti.

 

 

Per quanto riguarda la campagna di vaccinazioni in Italia, Bassetti avverte il presidente del Consiglio Mario Draghi: "Sono il primo che sostiene la bravura di Draghi nell'economia però, se mi permettete, forse su alcune decisioni è bene che si consulti coi suoi tecnici". "Si possono fare tante prime dosi spostando la seconda dose a tre mesi", ma attenzione, avverte l'infettivologo, "io farei un'unica dose dopo i dati israeliani, poi ognuno è libero di fare ciò che vuole".

 

Poi, sui no vax tra il personale sanitario, attacca: "Non si può fare nulla nei confronti di chi non si vuole vaccinare, addirittura noi non potremmo neanche sapere, per la legge sulla privacy italiana, chi è vaccinato e chi no, quindi evidentemente non ci può essere neanche un'inabilità al lavoro". 

Bassetti, in una recente intervista a Libero, era intervenuto sulla questione delle varianti del coronavirus: "Le varianti possono essere anche italiane. Il problema è che anche su questo l'Italia è arrivata tardi". Il direttore della Clinica di Malattie Infettive del Policlinico San Martino di Genova e professore ordinario all'Università del capoluogo ligure, è uno dei pochi virologi che non invoca ogni due minuti il lockdown nazionale.

 

"Non ha senso né valore scientifico", dice a Libero. "Le chiusure devono essere mirate, tempestive, e non determinate da indicatori di 10 giorni prima". Non è allarmista e anche per questo è inviso ai tifosi del Covid, tra cui spiccano alcuni suoi colleghi, oltre ai "compagni" imbullonati al parlamento. Lo invitano spesso in tivù perché parla chiaro e tenta di spiegare le cose in modo pragmatico. Spesso ci riesce. 

 

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