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Vaccino, la ricetta di Guido Bertolaso: "Una dose a tutti, ma prima a chi lavora"

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Per Guido Bertolaso c'è una sola soluzione per uscire dall'incubo Covid: garantire una prima dose di vaccino a tutti. L'ideatore dell'ospedale della fiera di Milano, nonché ex capo della Protezione civile, ha un'idea ben chiara sul da farsi. Archiviato Domenico Arcuri, l'obiettivo tutto italiano è "puntare sulla prima dose". Una proposta, quella lanciata sulle colonne del Corriere della Sera, che Bertolaso non ha tenuto per sè: "lo sto dicendo da una settimana e mi pare che anche il presidente del Consiglio lo stia sottolineando. Se ho 100 mila dosi di vaccino le uso per 100 mila persone, non mi riduco a 50 mila per poi fare il richiamo". Da qui il lecito dubbio: "Se basterà? C’è tanto di studio che dice che con la prima dose c’è copertura immunitaria. Parlo da uomo delle emergenze, che deve ridurre il danno. Il mio compito non è estirpare definitivamente il Covid. L’obiettivo, con la prima dose, è ridurre l’ospedalizzazione. È ciò che dicono i numeri di altri Paesi, come Israele".

 

 

Bertolaso ribalta anche la "classifica" degli aventi diritto all'antidoto: "Fermo restando che medici, infermieri e Rsa devono essere vaccinati, ci sta anche che si facciano gli over 80. Ma poi non si può continuare a scendere seguendo la fascia anagrafica". In poche parole il consulente della Lombardia punta a garantire il vaccino prima a chi produce, a chi è in grado di rimettere in moto l'economia: "Sotto con chi lavora - conferma all'Eco di Bergamo - chi sta in fabbrica, chi si muove, chi non ha potuto lavorare in questi mesi come bar e ristoranti".

 

 

Di pari passo, per limitare la diffusione della pandemia, il Paese deve mandare giù le nuove restrizioni. "Sono misure giuste - premette per poi far leva sul tema di attualità che vede l'Europa alla disperata ricerca di dosi -. Ma il vaccino è un’arma che fino a pochi mesi fa non avevamo, un’arma purtroppo ancora in quantità scarsa. Bisogna usarla meglio".

 

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