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Vladimir Luxuria, il messaggio alle donne per l'8 marzo: "Mai pensare di essere inferiori o di meritare le botte"

Giulia Sorrentino
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Di seguito, un'intervista a Vladimir Luxuria in occasione dell'8 marzo, la Festa delle Donne.

Cosa vuol dire per te l’8 marzo? 

Per me questo è stato il giorno della consapevolezza, il giorno in cui ho smesso di fingere, di reprimere la principessa rinchiusa nel castello della mia anima che chiedeva a qualcuno di essere liberata. Ma io dovevo essere al contempo principe e principessa, dovevo essere il principe che liberava la principessa dal castello e anche la principessa stessa. È stato il giorno in cui ho smesso di negare e in cui ho cominciato a pensare che non bisogna giudicare solo dalla carne, perché siamo mente e carne insieme. Ho quindi cominciato a far affiorare la mia anima femminile, nella consapevolezza dei limiti del mio corpo, perché non sono una stupida, ma la voce della mia anima ha zittito i lamenti. Per me è stata una bellissima sfida e come tutti coloro che accettano di combattere non mi sono fatta fermare da tutti coloro che pensavano che non ce l’avrei fatta. Sentirsi donna non è una degradazione della scala sociale.

Cosa vuol dire essere discriminati? 

Essere derisi perché cammini o parli in una maniera diversa, perché scegli un colore di abito piuttosto che un altro, perché mette degli orecchini, perché ti fai crescere i capelli, perché chiedi di essere declinata al femminile. Non so, per me è come se si insulta un gatto perché miagola, perché questa è la mia natura. Io sono così, la vita non solo è la mia ma è una e ho scelto di viverla al meglio, e il giudizio che conta è il mio.

Ti riconosci quando ti guardi allo specchio? 

L’espressione dei miei occhi quando mi guardo è il giudizio migliore e si, mi riconosco, sono serena, molto più di tanti che mi puntano il dito contro. Quindi per me essere donna è essere consapevoli e felici di esserlo, nonostante gli accadimenti della vita. Io non ho mai pensato “potevo nascere femmina” perché quello che sono oggi è anche grazie a quel fratellino Vladimiro che mi porto dentro. 

Come ti definisci? 

Voglio definirmi una donna trans, non voglio togliere la parola trans, perché quello che sono è anche passando attraverso i limiti del mio corpo. Amando la donna dentro di me ho cominciato ad amare ancora di più le donne attorno, essendo loro solidali e contro ogni forma di violenza psicologica, fisica ed economica 

Cosa dici a coloro i quali hanno paura di rivelare la propria identità sessuale? 

Bisogna liberarsi, essere se stessi. Essere donna non significa essere perfetta, la più bella, tutta curve. Io so che non ho una voce femminile, so che non avrò mai le mestruazioni, che il seno che ho rifatto non potrà mai allattare. 

È una consapevolezza dolorosa però.

Si, ma la trasformo in sensibilità, non in odio o in autocolpevolizzazione. E voglio dirlo a tutte quelle donne che non hanno le mestruazioni per problemi di salute, che pensano di non essere fisicamente perfette, che non possono avere figli. Bisogna prima di tutto essere consapevoli di se stesse, senza pensare mai di essere inferiori o di meritare le botte

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