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Variante Delta, Alberto Zangrillo: "Si diffonde in fretta, prepariamoci per l'autunno". Poi la lezione a Speranza

Gianluca Veneziani
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Ci vuole prudenza nel fare certe dichiarazioni, tanto più se si è personalità autorevoli. Quando l'immunologo Anthony Fauci, consulente del presidente Usa Joe Biden, parlando della variante Delta, ha detto che «il livello di virus nei vaccinati che si infettano è esattamente lo stesso rispetto al livello di virus nelle persone non vaccinate», qualcuno gli ha fatto notare la pericolosità di quell'equivalenza tra chi ha ricevuto il siero e chi non ancora. Come il professor Alberto Zangrillo, primario di Terapia intensiva generale e cardiovascolare del San Raffaele di Milano, che in un tweet ha replicato: «Caro Scienziato, il tema fondamentale è il rischio, ben differente, tra vaccinati e non, di finire in ospedale. Nessuno te lo ha spiegato nel tuo Paese?».

Prof. Zangrillo, Fauci ha detto una cosa inesatta?

«È una cosa vera solo all'inizio del contagio, ma ciò che conta è quanto accade dopo. E cioè: un conto è avere il virus con variante Delta nelle mucose delle prime vie aeree, altro è contrarre la malattia. Se sono vaccinato, può anche darsi che in una prima fase il virus possa replicarsi e darmi una sintomatologia in forma lieve. Ma sicuramente, grazie al vaccino, avrò intanto prodotto le cosiddette immunoglobuline sistemiche G ed M che impediranno al virus di replicarsi ancora. E quindi il virus molto presto scomparirà in me che sono vaccinato. A differenza di quanto accadrà in un non vaccinato, nel quale il virus potrà spostarsi dalle prime vie aeree ai polmoni e dare origine alla forma grave. Tutto ciò è confermato a livello clinico: ad oggi in tutti gli ospedali italiani i vaccinati non vengono ricoverati e tanto meno finiscono in terapia intensiva».

A onor del vero, Fauci aveva anche aggiunto: «È improbabile che una persona vaccinata, seppur positiva, vada in ospedale o muoia».

«Certamente. Però Fauci ha posto un accento eccessivo sul fatto che il livello di virus sia uguale in immunizzati e non immunizzati. Lo ha fatto per veicolare il concetto che anche i non vaccinati debbano mettere la mascherina. Ma, così facendo, è stato incauto, dando un argomento buono per i No-Vax».

Fauci ha aggiunto che «se un vaccinato si infetta, può trasmettere il virus a persone fragili o a bambini non vaccinati». I vaccinati, se hanno contratto la variante Delta, sono contagiosi tanto quanto i non vaccinati?

«Saranno contagiosi solo all'inizio, quando il virus è nelle prime vie aeree. E anche allora la loro capacità di infettare sarà nettamente inferiore ai non vaccinati che hanno la patologia in fase attiva. Dopo, comunque, il sistema immunitario del vaccinato impedirà alvirus di evolvere in modo patologico. Quindi il tempo in cui egli sarà contagioso risulterà molto più breve di quello di un non immunizzato».

 

 

 

 

La variante Delta non deve far paura?

«È sicuramente molto contagiosa, come conferma l'aumento delle persone infettate. Ma la situazione in reparti ordinari e terapie intensive è del tutto rassicurante, perché con i vaccini abbiamo reso questa variante inoffensiva. Perciò continuare a fare allarmismo sui numeri dei contagiati è sbagliato: significa solo spaventare le persone».

Se però circola troppo il virus, rischiamo una variante peggiore della Delta?

«Questo appartiene alla sfera del plausibile ma imponderabile. È già successo, ma non è detto che debba succedere ancora. Lo stesso vale per l'ipotesi di una terza ondata in autunno: stiamo tutti lavorando responsabilmente perché ciò non accada. La riapertura delle scuole e la ripresa dell'attività lavorativa potrebbero certamente portare a un aumento dei contagi, ma la cosa fondamentale sarà mitigare le conseguenze del contagio grazie ai vaccini».

Lei si è detto favorevole al Green pass. Non sarebbe meglio rendere il vaccino obbligatorio, per non creare cittadini di serie A, con certificato, e di serie B, senza?

«Il discorso sull'obbligatorietà riguarda questioni giuridiche che non mi appartengono. Da medico preferisco definire la vaccinazione fortemente raccomandabile. Di certo, il clima alimentato dai No-Vax è pericoloso e prima o poi farà succedere qualcosa di grave. Dico perciò ai politici: non prestate il fianco a speculazioni su questo ambito». Lei da sempre parla della necessità di cure tempestive.

 

 

 

Perché il ministero della Salute continua a fare spallucce davanti alla necessità di terapie precoci, anche domiciliare?

«Voglio chiarire un concetto. Io sono stato il primo a dire che deve esistere un approccio immediato al paziente. Ma le cure tempestive non sono un'alternativa ai vaccini: esse sono complementari e devono coesistere con quelli. Né le cure domiciliari devono diventare la bandiera di sparuti gruppi di medici-eroi. Questo approccio terapeutico deve essere invece il metodo di qualsiasi medico. Non significa altro che saper consigliare il paziente, assisterlo, capire quando egli sta male o è solo spaventato».

 

 

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