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DiMartedì, monsignor Ricchiuti: "Zelensky o Putin? Papa Francesco...". La frase che gela lo studio

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"Il Papa ha parlato di pazzia di questa guerra, ma non ha detto che è pazzo uno e l'altro no. Ha fatto dei nomi nel suo discorso?". Il presidente di Pax Christi Italia Monsignor Giovanni Ricchiuti, ospite di Giovanni Floris a DiMartedì su La7, con queste parole ha condannato in egual misura sia Putin che Zelensky per il conflitto in Ucraina. Subito dopo la sua dichiarazione è calato il gelo in studio. Poi solo stupore da parte degli ospiti. Il conduttore allora gli ha chiesto: "Si, ma l'ha portata Putin la guerra, o no?".

 

 

 

A quel punto, la risposta non è stata immediata. Dopo una breve pausa, Ricchiuti ha detto: "La guerra è stata il punto di arrivo di un fuoco che covava sotto la cenere. Ma comunque nessuno nega che Putin sia l'aggressore". Poi riferendosi a Zelensky ha aggiunto: "Mi auguro che questo presidente, che prende parte alle sofferenze del suo popolo, giunga a una saggezza che lo porti in qualche modo a...". "Ma lui cosa deve fare adesso?", gli ha chiesto allora Floris.

Monsignor Ricchiuti a DiMartedì, qui il video del suo intervento 

 

 

 

Nella discussione è intervenuto anche Bruno Tabacci, che invece ha puntualizzato: "Papa Francesco ha detto delle parole esemplari rispetto all'aggressore". E subito dopo ha detto la sua anche il giornalista e scrittore Leonardo Colombati: "Quando Papa Francesco ha detto che è uno scandalo la corsa a spendere per le armi, quella è una dichiarazione politica contro la decisione del Parlamento italiano. Poi ha anche detto che la superbia degli adulti miete bambini, le bombe però le ha sganciate un signore che si chiama Putin e io mi sarei aspettato dal Papa che facesse questo nome. Visto che ha fatto politica criticando la decisione di un Parlamento...". Monsignor Ricchiuti allora ha chiosato con una domanda: "Come mai il Parlamento non ascolta la voce del popolo italiano?", riferendosi ai sondaggi secondo cui la maggior parte dei cittadini sarebbe contraria all'invio delle armi in Ucraina.

 

 

 

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