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Toni Capuozzo e Bucha: "Crimini di guerra? Solo chi non l'ha mai vista da vicino"

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Tutto il mondo guarda sgomento agli orrori di Bucha, la prova dei "crimini di guerra" per cui andrebbe condannato il presidente russo Vladimir Putin. Ma Toni Capuozzo, dall'alto della sua sterminata esperienza da inviato sul campo dei conflitti più sanguinosi e infuocati del globo, intervistato da Tv Sorrisi e canzoni invita lettori e telespettatori a una cruda, amara riflessione: "Crimini di guerra? È la guerra che è un crimine". Il 5 aprile, su Focus alle 22.15 (e sabato 9 aprile su Rete 4), Capuozzo presenterà il suo reportage 1992-2022 - Ritorno all’inferno, uno sconvolgente documento sull'assedio di Sarajevo. Una carneficina nel cuore dell'Europa che molti oggi paragonano a quanto sta accadendo a Mariupol, in Ucraina.

 

 



Il parallelo, spiega Capuozzo, regge: oggi come allora "si danno battaglia popoli 'cugini', che parlano quasi la stessa lingua. I più ingenui penseranno che questo mitighi la violenza; in realtà è peggio, perché compaiono i tratti della faida". La verità, però, è che anche nel 2022 "non esiste la guerra in guanti bianchi. Per questo mi intristisce chi ne parla come fosse una partita di calcio, facendo il tifo per l’una o l’altra parte. Si capisce che non ha mai visto la guerra da vicino, come invece era successo ai nostri padri e ai nostri nonni".

 

 

 



In Ucraina la presenza di inviati e freelance italiani è massiccia e capillare, in molti dei luoghi in cui si combatte o si bombarda. "Ho perso l’illusione che noi testimoni possiamo cambiare le sorti dei conflitti - riflette lo storico giornalista Mediaset-. Possiamo solo raccontare con onestà quello spicchio di vita che riusciamo a osservare di persona". E per questo, ha spiegato anche a Quarta repubblica lunedì sera su Rete 4, occorre prudenza nel ricostruire le dinamiche dell'eccidio di Bucha. 

 

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