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Guido Crosetto svela quello che nessuno ha mai detto sui servizi: "C'è una falla che va chiusa"

Guido Crosetto

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Nella polemica sulla lista dei putiniani pubblicata dal Corriere della Sera e sul documento del Dis che fa i nomi di sei italiani (ma per esempio non compare quello di Alessandro Orsini che era stato invece menzionato dal quotidiano) si inserisce Guido Crosetto. Il fondatore di Fratelli d’Italia, con un post pubblicato sul suo profilo Twitter, dice una verità che forse è sfuggita a molti, ovvero che "i servizi segreti nascono per fare anche cose non confessabili pubblicamente. Ed è giusto così se viene fatto per proteggere i cittadini e le istituzioni. Per questo esiste anche l’istituto del segreto di Stato. Se le cose che fanno escono, c’è una falla che va chiusa". 

 

 

Non compare il nome del professor Orsini e nemmeno quello del grillino Vito Petrocelli e di altri nel documento sulla disinformazione in Italia.. Nel report, vengono sì citati il canale Telegram “Giubbe rosse” di Giorgio Bianchi, l’economista Alberto Fazolo, il canale “Roberto Nuzzo”, il sito L'antidiplomatico - ma non ci sono Manlio Dinucci, Maurizio Vezzosi, Maria Dubikova, Claudio Giordanengo e Laura Ruggeri. Perché quindi questi nomi appaiono sul quotidiano di via Solferino?

Quello che è certo è che gli italiani considerati “diffusori di notizie filorusse” e tirati in ballo nel "Bollettino ibrido" curato dal Dis sulla disinformazione in merito al conflitto russo-ucraino sono sei. Vengono nominati: Alberto Fazolo, Rolando Dubini, Francesca Donato, Giorgio Bianchi, Rosangela Mattei e Francesca Totolo.

 

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