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Otto e Mezzo, Andrea Scanzi sconvolge Lilli Gruber: "Il mio consiglio alla Meloni", cose mai viste

Claudio Brigliadori
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Facile dare della "fascista" a Giorgia Meloni. Banale, scontato. Per criticare la leader di Fratelli d'Italia con fantasia serve un guizzo da istrione. E così Lilli Gruber, a Otto e mezzo, si affida ad Andrea Scanzi, attore prestato al giornalismo politico. La penna del Fatto quotidiano, per sua fortuna, parla dopo la filosofa Rosi Braidotti, in grado di paragonare un comizio della Meloni «a quelli di Putin, Dugin e Kirill. Propaganda assassina». Proprio così: assassina. Logico che qualsiasi cosa esca dalla bocca di Scanzi subito dopo, suoni inevitabilmente più intelligente. «Darle della fascista? Non funziona. Se tutti dicono che quello lì è il lupo nero, poi molti votano il lupo nero».

 

 

Una lezione che la sinistra italiana fatica ad apprendere. Scanzi sembra quasi intenzionato a fornire una lettura originale del boom meloniano, poi però il colpo di genio. La trovato in grado di elevare il dibattito dall'insulto becero della professoressa all'analisi mediatica su su fino al situazionismo più puro. Che consiglio si sente di dare a Giorgia? «Qualcuno le dica di urlare di meno. Che bisogno c'è di tutto quel vociare? Basta, è una donna garbata e la finisca». Di fronte a cotanta saggezza, persino la Gruber resta di stucco. A rigor di logica qualcuno potrebbe obiettare che in fondo, in un comizio, viene naturale alzare il tono della voce, calcare un po' la mano, fare retorica per conquistare l'attenzione del pubblico. Invece niente, l'idea di Scanzi cade un po' nel vuoto. Tanto è vero che, terminato Otto e mezzo, arriva Giovanni Floris con il suo DiMartedì.

 

 

Stessa rete, stesso copione: nell'ordine, si distinguono il segretario Pd Enrico Letta che, testuale, «pensa tutto il male possibile» del comizio della Meloni appena rifatto sentire, e la scrittrice Ginevra Bompiani che inveisce definendo la segretaria del primo partito del centrodestra «una buffona, ridicola, molto più pericolosa di Salvini». E lo dice urlando, ovviamente. Floris, per la cronaca, prende le distanze dal «buffona». Chissà, Scanzi magari avrebbe preso le distanze anche dal volume della voce della Bompiani. In ogni caso, l'mportante è che il comizio sia sussurrato e gli insulti belli strillati.

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