Roma, l'ultima follia degli ambientalisti: "Chiudete i distributori"

di Giovanni Sallustidomenica 6 luglio 2025
Roma, l'ultima follia degli ambientalisti: "Chiudete i distributori"
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Come ogni forma di fondamentalismo, anche l’ultra-ambientalismo è un fenomeno caratterizzato dall’autoreferenzialità, con marcati tratti ossessivi. Qualunque accadimento del mondo viene interpretato come appendice delle proprie convinzioni, qualunque notizia trascolora a svolgimento del proprio teorema. Fatto, terribile: ieri mattina il quartiere Prenestino di Roma è stato scosso da una violentissima esplosione. Un distributore di benzina di via Giordani è stato integralmente mangiato dal fuoco, cinquanta feriti di cui due purtroppo gravi. A causare l’incidente, secondo la questura della capitale, sarebbe stata una fuoriuscita di gas Gpl durante le operazioni di scarico da un serbatoio a una autocisterna. Commento, dadaista: vedete, bisogna chiudere i benzinai, e comunque c’è il cambiamento climatico assassino (e dinamitardo). A proporre la castroner... pardon, l’arguta tesi all’attenzione del dibattito, non è stato l’ultimo ragazzino sciroccato di Ultima Generazione, bensì Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio. Intervenendo a RaiNews24, ha anzitutto affermato che l’esplosione accidentale deve spingerci ad avere più «attenzione» per la «sicurezza» di chi abita nelle città: un’intuizione folgorante, a cui pare siano giunti anche i non iscritti a Legambiente. È quando però va ad articolare la ricetta concreta, che il discorso di Scacchi pare collocarsi a metà tra la sfuriata di Greta Thunberg e la crociata anti-auto della giunta Sala. «I distributori di gpl e carburanti sono in ogni angolo, bisogna allentare la morsa». Non c’è dubbio, non vi sentite anche voi assediati da questa miriade di residuati bellici sparsi sul territorio, da queste catacombe dove si pratica ancora il culto eretico della benzina, questo feticcio della Rivoluzione Industriale, così blasfemo per la neoreligione della decrescita felice e della Mobilità Dolce, qualunque cosa voglia dire l’espressione agli aperitivi della meglio gioventù della ZtL, avvezza a spostarsi in monopattino?

È evidente che la posizione di Legambiente, argomentata dal suo leader laziale, slitta completamente oltre la cronaca, e la sacrosanta e impellente necessità di verificare tutte le procedure di sicurezza del caso, per tracimare nell’ecotalebanesimo di maniera, di cui la singola disgrazia finisce per diventare lo sfondo di giornata. Lo confermano i rimedi proposti, che poi sono sempre uno, il solito: la caccia al becero reazionario generatore di emissioni alla guida della sua utilitaria. Occorre infatti scegliere «altri mezzi per spostarsi», come ad esempio le «auto elettriche» oppure i «mezzi pubblici». Una soluzione geniale, con un vago retrogusto di classismo tardo-ottocentesco: chi può permettersi le non economicissime vetture elettriche circoli pure liberamente, la restante parte di umanità, questo proletariato della mobilità contemporanea volgare e sudaticcio, si accalchi pure su autobus e treni regionali.

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Sempre che li trovi, visto che nel Belpaese iper-sindacalizzato gli scioperi proclamati nel trasporto pubblico durante il 2024 sono stati 625, quasi due al giorno. Problemi loro, e pure meritati, non essendosi convertiti al millenarismo green in nome di istinti bassi e prosaici, tipo arrivare a fine mese. Chi crede, viceversa, sa anche che, rammenta a tutti Scacchi, «con gli eventi climatici estremi, come le temperature altissime, c’è sempre la possibilità del verificarsi di questi eventi». Insomma, la detonazione del benzinaio romano come la caduta dell’insegna milanese delle Generali: conseguenze dell’enormità per cui a luglio fa particolarmente caldo. Conta poco che una dilatazione termica consistente dell’acciaio avvenga a temperature lievemente superiori ai 30º, o che la causa dell’esplosione al benzinaio sia stata, come da spiegazione dei vigili del fuoco, una «forte fuoriuscita di gas Gpl, che ha poi invaso l’area del distributore e si è innescata». Conta che la narrazione sia validata, che venga ancora e sempre officiato il rito propedeutico all’apocalisse climatica imminente. Soprattutto, basta benzinai, per l’amor di Dio, odi Greta.

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