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Luigi Brugnaro: "Il centrodestra non commetta questo errore", cosa può succedere

Alessandro Gonzato
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«Non è un semplice accordo elettorale: oggi inizia una storia nuova. Voglio costruire un partito, ridare dignità a valori che troppe volte sono stati sbandierati a vanvera, coinvolgere chi è schifato dalla politica. In Italia c'è bisogno di tornare al vecchio ascensore sociale, alla meritocrazia. Io sono figlio di un operaio ma da ragazzo ho la possibilità di consumare le gomme della macchina girando come un matto per lavoro, ho preso le mie bastonate ma alla fine ce l'ho fatta: c'erano le condizioni. Chi ha talento deve poter emergere, e invece in questo Paese l'ascensore sociale è inchiodato al piano terra». Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia, è co-fondatore e presidente di Coraggio Italia. Eletto come civico di centrodestra nel 2015 col 52%, nel 2020 è stato confermato col 54%. Proprietario della squadra di basket della città, la Reyer, ha creato l'agenzia per il lavoro Umana, un colosso che raggruppa una trentina di aziende e ha un fatturato di 800 milioni. Ieri Coraggio Italia è alleato con l'Udc.

 

Sindaco: fucsia e scudo crociato insieme nello stesso, dove campeggia il suo nome. Da dove nasce l'idea?
«Dalla mia storia. Non sono mai stato iscritto a un partito ma conosco bene l'area popolare, ho tanti amici, con loro ho costruitola mia lista civica a Venezia. È lo sviluppo naturale di un percorso. Speriamo di aggregare molti professionisti del mondo del lavoro».

Aggregherà anche Brunetta? Lo riporterà nel centrodestra?
«Renato è un amico e resterà racconto a sott'acqua. È una persona di grandissima competenza».

Lo vuole in Coraggio Italia-Udc...
«Mi piacerebbe moltissimo, anche se si è offeso per quanto accaduto con Forza Italia. Sa quanto lo stimo ma non sarò certo io a tirarlo per la giacca».

Perché non vi siete uniti a Lupi e Toti?
«Magari succederà più avanti. Veniamo da storie un po' diverse e abbiamo anche competenze diverse. C'è chi è esperto a costruire alleanze parlamentari e tecniche, che sonossime, ci tengo a sottolinearlo, perché poi per governare devi avere gruppi solidi, e c'è chi come me, Cesa e tanti altri vuole iniziare un percorso diverso» .

Per i collegi uninominali siete in quota Forza Italia?
«No, no, macché in quota Forza Italia: noi non siamo in quota a nessuno. Abbiamo 11 collegi, tra noi e Lupi. Per adesso è così, poi se qualcuno capirà che vedremo questa forza centrale sarà determinante per la vittoria. Il nostro apporto è strategio : chiunque si occupi di politica sa che le elezioni si vincono al centro».

Lei si candida?
"No. E faccio il sindaco gratis».

Le priorità?
«Il costo dell'energia e della benzina. E punterei forte su un benessere finalmente all'altezza.
Bisogna sostenere le mamme che lavorano, e più in generale le coppie che hanno figli: solo in Italia gli asili chiudono sempre alle 4 del pomeriggio. Nel resto d'Europa c'è più flessibilità. La natalità non dipende solo dalle condizioni economiche. Lo Stato deve aiutare le mamme ei papà a prendersi permessi se i figli sono malati: in questo caso sì che vanno investiti soldi pubblici. Non per le mancette».

A cosa si riferisce?
«Ma le sembra possibile andare avanti col reddito di cittadinanza?. Non va abolito ma profondamente riformato: chi può lavorare deve lavorare. E mi faccia dire pure che prima di votare qualcuno bisogna guardare il curriculum. Se uno non ha mai fatto niente come può fare il parlamentare o il ministro?».

Molti con il taglio dei seggi non verranno rieletti.
«Troveranno un mestiere, magari gli piacerà anche. Si daranno una mossa, si divertiranno un sacco. Servono facce nuove e persone competenti.
L'elettore vuole cambiare: c'è anche gente che è in parlamento da 30-40 anni. Forse a Roma qualcuno ha paura che cambi qualcosa, che si efficienti lo Stato, che l'Italia corra».

Chi?
«Chi continua a essere lì in dal fatto che il suo partito vinca o perda. Si dice che uno nasce progressista e muore conservatore, perché alla fine cerca solo di conservare il proprio posto».

Si sente più "centrista" o "moderato", o entrambe?
«Sono un civico che crede al buonsenso. E chi mi conosce bene sa che non sono così moderato: lo sono nei modi, ecco».

Per la sinistra la Meloni è il diavolo...
«Balle, campagne infamanti di chi vuole nascondere i problemi: aiutare le imprese a creare lavoro e abbassare il costo della vita. Conosco Giorgia da 10 anni: è una persona perbene, tranquillissima e seria».

Lei era un grande sostenitore di Draghi.
«Certo, ma è andata così e si torna a votare: non bisogna aver paura del giudizio degli elettori».

Qual è l'errore più grande che potrebbe commettere il centrodestra da qui alle elezioni?
«Pensare di avere già vinto. Dobbiamo rimanere concentrati sui programmi: oggi il centrodestra è la miglior soluzione per il governo della nazione. C'è un'alleanza reale, è una coalizione fatta di concretezza, non un'armata Brancaleone che deve affidarsi a un Mago Zurlì. Lasciamo che siano gli altri a offendere. Gli italiani vogliono serietà». 

 

 

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