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Di Battista, lo sfregio a Israele: il volantino-choc

Andrea Morigi
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Alessandro Di Battista è un habitué agli incontri dell'Associazione Benefica di Solidarietà con il Popolo Palestinese. Non manca mai, quando lo invitano a contribuire con la sua presenza alla conquista islamica di Gerusalemme. «Al Quds è nostra», recitano infatti i volantini che annunciano la manifestazione, che si terrà il 29 ottobre prossimo in un hotel di Assago, alle porte di Milano. Stavolta, ad affiancare il rivoluzionario ex pentastellato ci sarà anche un senatore neoeletto in Lombardia nelle liste dell'Alleanza Verdi Sinistra, il 75enne Tino Magni, storico esponente della Cgil lecchese.

 

 

 


Viene da chiedersi cosa ci vadano a fare, i progressisti, in quelle occasioni nelle quali gli ospiti d'onore sono i fondamentalisti islamici più retrivi. Nel 2017, la stessa Abspp aveva invitato il teologo saudita Mohammad Moussa al Sharif, noto più che altro per i suoi sermoni favorevoli al barbaro costume delle spose bambine, così come delle accuse ai cristiani di essere, in quanto fornicatori e atei, una minaccia ai diritti umani.


L'ANTISEMITISMO
Comunque, sebbene a sinistra non siano mai stati particolarmente sensibili alla sorte delle minoranze cristiane in Medio Oriente e della condizione femminile nei Paesi musulmani, il vero punto dolente - ma anche il trait d'union fra compagni e Fratelli Musulmani- è l'antisemitismo, che storicamente si maschera da antisionismo. E in qualche caso sconfina nella guerra santa. Quando poi si tratta di rivendicazioni su Gerusalemme, poi, l'associazione con il terrorismo islamico affiora quasi naturalmente. Ne è prova un'interrogazione parlamentare presentata nella scorsa legislatura dal deputato di Fdi Andrea Del Mastro Delle Vedove, che denunciava come «sembrerebbe emergere un flusso finanziario che parte dall'Italia per finire nella casse di associazioni ritenute vicine all'organizzazione terroristica Hamas» e si chiedeva se «l'associazione Abspp o altre associazioni guidate da Hannoun abbiano ricevuto fondi italiani per la cooperazione internazionale».

 

 


I rapporti di Hannoun con Hamas sono testimoniati anche da una foto sul suo profilo Facebook in lingua araba che lo ritraeva con ad Abu Osama al-Kurd, scomparso ministro del Lavoro di Hamas, oltre che da fotografie che celebrano il fondatore di Hamas, lo sceicco Ahmad Yassin. Eppure, benché nel novembre scorso la onlus presieduta da Mohammad Hannoun si sia vista congelare il conto corrente bancario presso una filiale genovese di Unicredit per aver finanziato soggetti non censiti in Palestina e altri inseriti nelle black list delle banche europee, le attività dell'organizzazione fervono. E anche la raccolta di fondi destinati non si sa dove e non si sa a chi.


LE INDAGINI
Gli incidenti di percorso nel corso degli anni sono stati numerosi. A partire dalle inchieste giudiziarie che avevano visto i vertici dell'Abspp indagati per associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell'ordine democratico nei primi anni 2000 nell'ambito dell'inchiesta «Collette del terrore» della Procura di Genova. Per Hannoun, che era in buoni rapporti con il Pd Matteo Orfini, con il leader di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, con l'ex presidente deka Camera Laura Boldrini ed era stato ricevuto anche dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano e può vantare frrequentazioni con numerosi esponenti del Movimento Cinque Stelle, però, con i nuovi assetti politici la pacchia potrebbe essere finita. E così anche per gli altri gruppi, che si erano avvicinati alle istituzioni grazie ai nemici di Israele. come le associazioni Al-Haq e Addameer, entrambe considerate da Israele parte dell'organizzazione terroristica Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp), che vorrebbe cancellare Israele dalla faccia della terra. La Boldrini li aveva invitati a parlare a Montecitorio.

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