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Veronesi, dal Pd alla Meloni: "Bella Ciao e FdI? Non vedo contraddizioni"

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Dal Pd a Fratelli d'Italia: Alberto Veronesi, direttore d’orchestra e figlio del professor Umberto, ha deciso di candidarsi con il partito di Giorgia Meloni alle prossime regionali in Lombardia. Il suo passaggio da sinistra a destra ha scatenato inevitabilmente la polemica. "Non sono un politico di professione. Sono un direttore di orchestra e mi ritengo libero: la libertà va tutelata - ha replicato lui in un'intervista al Corriere della Sera -. Non rinnego nulla. Nel 2020 ero convinto che Giani del Pd fosse la migliore risposta per la Toscana. Così come pensavo che Sala lo fosse per Milano. Ciò non toglie, quindi, che io possa pensare: 'Meloni è la migliore per guidare l’Italia' e 'Fontana per guidare la Lombardia'”.

 

 

 

Veronesi poi ha lanciato anche una stoccata ai dem: "Il Pd si è reso conto della mia esistenza solo quando ho detto che non la penso più come loro. Peccato". Parlando del suo impegno politico, il direttore d'orchestra ha spiegato: "Non sono nuovo a battaglie di carattere civile e politico. Forse potrei fare come Giacomo Puccini che, seppur di destra e inviso all’establishment culturale di sinistra che lo ghettizzava, se ne infischiava dell’impegno civile. Io credo ancora nella democrazia e quindi mi metto in gioco".

 

 

 

Quando il giornalista gli ha fatto notare di essere passato dal cantare "Bella Ciao" a candidarsi con FdI, lui ha risposto: "Bella ciao non è una canzone di partito. Incarna un sentimento contro un invasore. Quindi sono gli stessi ideali di difesa della nazione e della patria, incarnati anche da Fratelli d’Italia. Non vedo contraddizioni". Infine, parlando della differenza tra destra e sinistra, ha detto: "Un tempo si pensava che la destra significasse governo delle élite contro il popolo. Ora le parti si sono invertite".

 

 

 

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