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Vittorio Feltri, Enzo Tortora: un martirio che grida ancora vendetta

Vittorio Feltri
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Se la memoria non mi tradisce, Gaia Tortora, la figlia del defunto Enzo, ucciso dalla giustizia e dalla stampa, è la prima volta che parla pubblicamente del padre. Lo ha fatto rilasciando una bella intervista a Fiorenza Sarzanini, nota firma del Corriere della Sera, nella quale racconta la straziante vicenda giudiziaria che ha sconvolto la vita del famoso uomo televisivo e della sua famiglia. Quando Enzo fu arrestato era il 1983, sono quindi trascorsi 40 anni dalla vergognosa inchiesta napoletana che lo portò ammanettato in carcere per un reato che non aveva commesso, come poi fu accertato con deplorevole ritardo.

Leggendo le sue parole si avverte che Gaia non ha smaltito il dolore, nonostante si dica che il tempo è medico. La storia di Tortora è nota a chi non è giovanissimo e non mi sembra il caso di ricordarla nei dettagli, cosa che ho già fatto varie volte. Merita comunque qualche cenno per rinfrescare la memoria. Egli conobbe l’umiliazione della galera a causa di magistrati che pasturarono una serie di pentiti i quali non fornirono neanche una prova, non avendola, dei suoi presunti commerci di droga, lui che era sempre stato il più lucido cervello del piccolo schermo. Gaia lo rammenta: fui io quasi per caso ad accorgermi, guardando le carte processuali con attenzione, che le accuse in base alle quali era stato incriminato erano un ammasso impressionante di fandonie, e lo dimostrai. Nulla di eroico, intendiamoci. Semplicemente mi resi conto che le carte erano condite da un sacco di contraddizioni evidenti. Ma ciò non bastò a farlo assolvere nel primo grado di giudizio a Napoli.

 

Solamente in appello il grande giornalista risultò innocente su tutti i fronti, come per altro avevo dimostrato. Peccato che frattanto la sua salute, rovinata dall’angoscia, perse non dico qualche colpo, ma tutti i colpi finché morì di crepacuore. Il fatto che la realtà mi dette al fine ragione non mi ha mai consolato. Un omicidio con annesse torture non si può scordare. Tantomeno si può perdonare. L’intervista a Gaia è un documento importante che dimostra come talora alcuni nostri magistrati non dovrebbero giudicare un bel niente bensì finire sul banco degli imputati. Se le persone, qualsiasi professione svolgano, mancano di scrupoli, mancano anche della capacità di giudizio.

 

Nel clamoroso caso Tortora nessuno ha espiato per gli errori commessi, questa è la tragedia. Tutti pagano per i propri reati tranne quelli che indossano la toga senza rendersi conto di essere colpevoli. Ringrazio Gaia che ha confermato non solo di essere stata una figlia modello, ma anche una persona perbene che merita un abbraccio da parte di chiunque.

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