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Tende, Massimo Cacciari: "Perché scadono nel ridicolo, che fine faranno"

Daniele Dell'Orco
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Docente universitario prima ancora che politico, saggista e opinionista, Massimo Cacciari conosce bene la situazione in cui versa il mondo dell’istruzione in Italia e nei suoi ragionamenti con Libero rispolvera la lotta di classe.

Cosa sta succedendo al diritto allo studio?
«Sta scomparendo esattamente come tutti gli altri capisaldi fondamentali dello stato sociale di una volta, pensi solo alla sanità o ai diritti dei lavoratori. È classismo allo stato puro e a tutti i livelli. L’accesso ai diritti è roba da ricchi. Il problema che solleva chi fa i picchetti nelle tende non è sconnesso dagli altri...».

Dice?
«Certo, mancano gli alloggi per gli studenti e difatti fanno bene a protestare, ma mancano salari adeguati e tutele per i meno abbienti. Così le famiglie non possono sostenere i giovani anche perché i lavoratori devono fronteggiare l'onta del precariato cronico. La loro iniziativa è stralegittima. Illegittima, semmai, è la risposta delle forze politiche».

Quindi parla al plurale? Perché a sentire l'opposizione è tutta colpa della Meloni...
«Il dramma è assolutamente trasversale, e parte da lontanissimo. Io andavo all’Università cinquant'anni fa, le posso assicurare che da allora un passo alla volta è tutto volto verso il peggio».

Proprio per questo, non crede che alcuni di questi problemi, come nello specifico il costo delle stanze in affitto, siano in realtà gli stessi di sempre?
«Alcuni... sì. Ma era ora che si iniziasse a protestare. Se la generazione precedente non si è battuta è solo un’aggravante».

Cosa le fa pensare che, con appena qualche picchetto negli atenei, questa possa essere la volta buona per risolvere problemi epocali?
«Ma non lo so, trovo che sia comunque sacrosanto provare ad esprimersi contro uno stato di cose criminale. Logicamente si tratta di movimenti che spesso non hanno una forma organizzata e sono destinati a sgonfiarsi, ma soprattutto perché non ci sono forze politiche capaci di comprenderne le ragioni. Fanno orecchie da mercante e contano sul fatto che chi protesta in un modo o nell'altro non riesca a depurarsi da una serie di scorie che sono sempre le solite. Così i movimenti scadono nel ridicolo come le libellule lì... le marmotte...»

Le sardine intende?
«Ecco sì, quelle. Finisce sempre tutto così».


Cosa pensa del ruolo dei docenti? Di base le proteste studentesche sono di natura anti-autoritaria, laddove anche il prof. viene fatto rientrare nel rappresentante dell'autorità. Ultimamente invece sembrano quasi incoraggiare i ragazzi a scendere in piazza...
«I docenti hanno certamente il compito prioritario di far studiare, qualificare, preparare e formare chi studia. Dopodiché se tra loro dovessero esserci anche profili che abbiano coscienza della situazione tragica in cui versano i settori della scuola, della ricerca e dell'università in questo Paese ben vengano...».

Non le sembra che preferiscano sostenere le battaglie pseudo -ecologiste o ideologiche di sorta solo per mettere pressione sul governo?
«Magari c’è anche quell'intenzione lì. Tra loro c'è anche chi non ha la minima intenzione di migliorare lo stato di cose per gli studenti. Anzi, le dirò di più...».

Prego.
«I docenti sono tra i responsabili di questo dramma. Sono stati tra i sostenitori di molte delle pseudo riforme che hanno peggiorato tutto il settore e che hanno contribuito alla negazione del diritto allo studio. I docenti sono stati parte attiva di questo processo fatto di politiche corporative e privilegi. Sarebbe ora che insieme agli studenti si svegliassero anche loro e si assumessero le loro responsabilità».

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