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Michela Murgia "faziosa, violenta e dalla parte del potere": chi la stronca così

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"Siccome l'Italia è un paese pagano ottima è la profanazione della Basilica di Santa Maria in Montesanto (vulgo Chiesa degli Artisti) con i funerali di una eresiarca". L'eresiarca di cui scrive Camillo Langone, sul Foglio, è Michela Murgia. Una provocazione intellettuale, quella dello scrittore, per sostenere che poi l'idea di ospitare al Colosseo la sfida Zuckerberg-Musk, in questa contraddittoria Italia, non appare così balzana. Ma non è solo Langone ad andare controcorrente e uscire dal circuito della "beatificazione" della scrittrice e attivista sarda, scomparsa la scorsa settimana stroncata da un tumore, annunciato pochi mesi prima. 

 

 

 

Assai dure anche le righe vergate da Mario Iannaccone per La nuova bussola quotidiana: "La celebrazione pressoché unanime della Murgia da parte del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo - esordisce -, ci fa comprendere che era investita di un ruolo importante nel comunicare la mentalità contemporanea di cui i principali media si fanno megafono".

 

 

 

Non nega, ovviamente, il "coraggio e dignità" dimostrati nelle sue ultime settimane di vita, ma nondimeno rinnega il suo giudizio sostanzialmente negativo sul lato pubblico della intellettuale: "Se viene celebrata come una grande intellettuale, addirittura «indispensabile», una «lottatrice» per i diritti degli ultimi, «attivista», «teologa», «filosofa», «innovatrice», «grande scrittrice» o «grande cattolica» allora è giusto esprimersi e ricordare gli elementi della sua vicenda che risultano critici a chi abbia una visione differente da quella propagandata dalla scrittrice sarda".

 

 

 

Tanto per cominciare, chi definisce la Murgia "scrittrice cattolica" (Repubblica) può farlo forse solo perché "l'identità cattolica è in crisi". O ancora, sottolinearne il ruolo di "antagonista contro il patriarcato" (come il Sole 24 Ore) equivale a dimenticare "che non siamo negli anni Sessanta e il patriarcato è smantellato da tempo e la Murgia ne combatteva il fantasma eliminando le vocali finali delle parole". La stessa autrice di Accabadora si vantava di essere "scomoda" ma è stata ricordata da tutti, a destra come a sinistra, addirittura con Rai 3 che ha allestito una programmazione a lei dedicata lo scorso 11 agosto.

 

 

 

Questo perché, prosegue Iannaccone, "Michela Murgia, in fondo, aveva scelto di stare dalla parte del potere anche se lo negava con sdegno; quel potere che, attraverso le lotte che lei appoggiava, sta rimodellando le nostre vite abolendo confini fra sessi, nazioni, proprietà. Quel potere che, attraverso istituzioni comunitarie, favorisce il traffico di uomini attraverso le Ong e i loro complici scafisti". Non solo: "Esprimeva un pensiero fazioso e violento, irridente e blasfemo, persino feroce. Però era chiara: definiva amici e nemici con chiarezza" e per questo "non avrebbe gradito riabilitazioni da chi disprezzava". Un esempio del suo essere dalla parte "comoda", conclude Iannaccone, è il matrimonio queer celebrato poco prima di morire. "Il fatto che il suo vestito da cerimonia sia stato impreziosito dalla scritta ricamata God Save the Queer della stilista di Dior, Maria Grazia Chiuri, avrà un significato. Il marchio del lusso Dior, come tutti i marchi importanti, appoggia le idee che sono maggioritarie come la grande finanza, le multinazionali dei media, le grandi istituzioni appoggiano le medesime lotte care alla Murgia".

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