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Massimo Gramellini, brutta copia di Formigli: fa il cattivo ma non gli riesce

Giovanni Sallusti
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Da ultimissimo iscritto al club della propaganda catodica antimeloniana, Massimo Gramellini ha quantomeno azzeccato il titolo del programma-comizio su La7: “In altre parole”. Le parole utilizzate sono infatti indiscutibilmente “altre”, non sono le sue, quelle con cui eccelleva nel suo Buongiorno su La Stampa o comunque portava a casa la pagnotta su Rai3, sempre con un terzismo assai intelligente e ancor più paraculo, ma proprio per questo estraneo al talebanesimo del Conduttore Impegnato. Da quando è sbarcato su La7, si è inspiegabilmente convinto di essere una (brutta) copia di Formigli, il quale è già una (brutta) copia di Santoro. Ecco allora l’apertura di trasmissione piegata al format del sermone, ma Gramellini non ha né le virtù né i vizi sacerdotali richiesti, né l’oratoria assertiva né la cattiveria politica.

E allora si riduce, come ha fatto domenica, a propinarci un “incubo” che ha fatto, il quale poi non è nient’altro che un cenone natalizio “in una famiglia come tante”, solo che si chiama Meloni. Ecco allora il «cognato» che «con la bocca ancora piena di caviale» (alludere pauperisticamente al caviale altrui è un classico della gauche caviar) si lascia scappare che «in fondo spesso i poveri mangiano meglio dei ricchi». C’è poi «l’anziano parente un po’ sordo», quello «col busto di Mussolini al centro della tavola», e vorrebbe essere una parodia del presidente del Senato, ma è solo un atto di maleducazione istituzionale senza la forza dirompente della satira, senza il coraggio di andare fino in fondo (Formigli avrebbe detto proprio il “fascista” La Russa, il neotribuno Max ne ha di strada da fare).

 

 

Accenno veloce al «cugino prolisso» che «arriva a mezzanotte» e «attacca bottone su tutto», ovvero Matteo Salvini, e chiusura sulla «padrona di casa», Giorgia, che «ci tiene tanto alla sua famiglia», al punto che «continua a difenderla!», uno scandalo logico e politico. Per sovrappiù, poco dopo Gramellini mostra la foto di quelli che definisce «soldati» di Hamas (eccesso di zelo da neofita, Max, persino Formigli avrebbe detto «terroristi») in ginocchio seminudi davanti ai militari israeliani e definisce l’istantanea «la fine dell’umanità». Quella, è la fine, non i bambini sgozzati nelle culle, non le donne seviziate, non i civili inermi bruciati, non il 7 ottobre. Maledizione, Corrado, esci da quel corpo!

 

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