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Chiara Ferragni, "malati del suo stesso virus": la fucilata di Andrea Ruggieri

Roberto Tortora
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Andrea Ruggieri, ex-deputato alla Camera per Forza Italia dal 2018 al 2022, fa il punto sul Riformista del caso Balocco-Ferragni. Anzi, il direttore responsabile del quotidiano ci mette il punto, perché ritiene che la vicenda abbia assunto un ruolo troppo centrale nel dibattito italiano e sarebbe ora di pensare a cose più serie. Così commenta Ruggieri: “Possibile che in Italia non si riesca a scindere priorità da effimero, roba seria da facezia di costume? Chiara Ferragni ha sbagliato, alla grande, ma non da sola. Anche Balocco ha avuto un atteggiamento discutibile e sanzionato dall’Autorità. Chiara Ferragni ha dimostrato un’ipocrisia assoluta e indigeribile; rappresenta un personaggio che se resta nell’ambito del suo lavoro, fa alla grande la professionista (influenza le scelte dei consumatori). Ma se pretende di diventare opinion maker compie un passo che la sua competenza non le consente. Quindi il silenzio, e un minor protagonismo, sarebbero una scelta migliore. Per loro, e per chi li segue. E ammantare di buonismo quel che è inseguimento del profitto non solo non è richiesto, ma è insopportabile. Fine della questione che definirei di costume”.

Ruggieri, poi, precisa che, altrettanto deprecabile, è l’ipocrisia del sentire comune che glorifica e condanna le persone in un attimo: “Non mi piace l’accanimento per cui in una sola notte da santi si diventa, complice un errore, degli untori, e si viene additati come la causa di tutti i mali. Ci vorrebbe un po’ più di misura, un po’ più di equilibrio. La Ferragni non era una santa prima, non è Belzebù oggi. E molti dei suoi spietati critici si dimostrano goffi nel saltare sulla coda della sua popolarità solo per acquisirne, criticandola, delle briciole, che dimostrano quanto anche alcuni suoi spietati giudici siano malati dello stesso suo virus: la mania di protagonismo mediatico. Detto ciò, io credo che ci siamo soffermati troppo su una questione davvero marginale. E il fatto che tenga ancora oggi banco sulle prime di quotidiani online e siti vari illustra la nostra inadeguatezza ai tempi che corrono e a quelli che verranno. Davvero la Ferragni è il problema numero uno di questa Nazione? Credo proprio di no. Abbiamo ben altro di cui preoccuparci e su cui scannarci con almeno uguale intensità”. 

 

Ruggieri, a questo punto, elenca temi di ben altro spessore: “Il Wall Street Journal dedica due pagine alla vergogna italiana del servizio taxi, e qui nessuno affronta la riforma della mobilità. L’Italia invecchia e rischia di perdere il 25% del suo Pil nei prossimi vent’anni, e di dover tassare ancor più di quanto – troppo - già non faccia oggi i propri pochi giovani che rimarranno a mantenere un esercito di anziani pensionati che sarà il triplo degli italiani in età da lavoro, cui ci sarà da pagare le pensioni e le spese sanitarie (ce lo ha ribadito Elon Musk, non proprio un influencer, qualche settimana fa); abbiamo un sistema di gestione dei beni culturali – commenta scandalizzato Ruggieri - che è del tutto infruttuoso (il Colosseo incassa 53 milioni di euro contro i 250 del Museo di Scienze Naturali di Manhattan), ma nessuno apre il dibattito su come la modernità possa far decuplicare gli incassi, grazie a cui ci sarebbero tonnellate di bellissimi lavori in più a disposizione di chi vive in Italia; gni giorno tre italiani subiscono un errore della magistratura che impunita sfascia vite a gogò; c’è un debito pubblico che ci costa un sacco di soldi di interessi (leggi, tasse) ogni anno che nessuno vuole ridurre seriamente”. La domanda conclusiva di Ruggieri è inevitabile: “E noi stiamo a perdere tempo, energie e occasioni a parlare di gente che finge a favore di social, senza pensare che il successo su cui basa quella finzione glielo abbiamo garantito noi? L’abbiamo criticata. Ora basta e andiamo oltre. Altrimenti saremo molto peggio di lei”.

 

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