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Vittorio Emanuele, la ferocia di De Luna: "Dopo la morte l'oblio, vita di eventi incresciosi"

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Premettendo che "il rispetto dovuto alla dignità dei defunti è uno dei cardini della nostra cultura", Giovanni De Luna non si risparmia su Vittorio Emanuele di Savoia. Lo storico e scrittore se la prende con i funerali solenni che si terranno nel Duomo di Torino e la traslazione delle ceneri nella basilica di Superga. Questi - scrive sulle colonne de La Stampa - "esulano dai tradizionali costumi funebri e sono in realtà quelli che noi chiamiamo 'onori', riservati quindi a personaggi che hanno illustrato la loro vita adoperandosi per il bene di tutti o almeno per la loro comunità di appartenenza".

E questo è il caso per De Luna? Certo che no. "La sua vita è stata infatti costellata da eventi incresciosi che non hanno giovato certo alla sua reputazione". Evitando di elencarli tutti, lo storico specializzato in storia dell'Italia unita ricorda la frase "'italiani vi ammazzo tutti!' da lui urlata nella notte del 18 agosto 1978 in cui, all'isola di Cavallo, prese a fucilate il povero Dirk Hammer". E ancora: "Tutto questo però fa parte del suo 'privato' e come tale avrebbe potuto restare inviolato se non fosse stato egli stesso a proporsi nella veste pubblica prima di erede a un trono che la storia aveva cancellato poi come designatore dei suoi successori nel tentativo, così, di incarnare una continuità dinastica invece definitivamente spezzata dal referendum del 2 giugno 1946. Era come se per lui (e per suo figlio Emanuele Filiberto) la storia non esistesse. E qui sbagliavano entrambi. La storia è stata infatti molto severa con i Savoia. Soprattutto per il modo in cui si adeguarono alla "diarchia" con Mussolini imposta dal fascismo".

 

 

Una storia che a detta di De Luna l'appena defunto Vittorio Emanuele di Savoia "ha sempre accettato, godendo dei privilegi di una notorietà negata a tutte le persone comuni". Da qui la conclusione: "Ora che è morto è giusto che l'oblio avvolga una vita che la sorte aveva scelto per lui ma che egli stesso aveva accettato compiacendosene. Detto questo, se la sua famiglia e i suoi amici vogliono portare le sue ceneri a Superga facciano pure, non sarà questo gesto a riscattare i suoi errori e, soprattutto, a modificare il severo giudizio della storia. E mi auguro che, proprio in virtù di questo giudizio, nel pantheon dell'Italia repubblicana non ci sia mai posto per un Savoia". 

 

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