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Gabriele Muccino nel nome di Ghali: bandiera di Israele e inno di Mameli

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Il regista Gabriele Muccino pubblica su Instragram un post muto con la foto della bandiera di Israele e l'inno di Mameli come sottofondo. 

Il sito di Repubblica lo definisce "un messaggio di vicinanza" tra Italia e Israele, quella stessa vicinanza affermata dall'ad Rai Roberto Sergio con una nota letta da Mara Venier a Domenica In. Il post è equivocato da qualcuno, ma basta scorrere le storie del regista de L'ultimo bacio per capire che in realtà la sua è una provocazione, come dire "Italia provincia di Israele" o giù di lì. Le posizioni sul tema Medio Oriente di Muccino infatti sono chiare: totalmente anti-israeliane e filo-palestinesi. 

 

 

 

Un indizio, in questo senso, sono il "mi piace" al post proveniente dalla pagina ufficiale dei Negramaro o il commento "Bravissimo" vergato dall'ex deputato del Movimento 5 Stelle Alessandro Di Battista in persona. Uno che ogni settimana, dagli studi di DiMartedì su La7, non manca mai di attaccare Israele e Netanyahu.

 

 

 

Insomma, anche Muccino si iscrive a pieno titolo al "team Ghali" a sostegno delle uscite filo-Gaza del rapper milanese di origini tunisine che la sera della finale del Festival, al termine della sua esibizione, se n'è uscito con uno "stop al genocidio" che ha provocato la reazione dell'ambasciatore di Israele Alon Bar

Il diplomatico ha parlato di un Festival "sfruttato per diffondere odio" e Ghali, ospite a Domenica In, ha ribadito la sua posizione rispondendo all'ambasciatore: "Mi dispiace che abbia risposto in questo modo, c'erano tante cose da dire. Ma per cosa altro avrei dovuto usare questo palco? Io sono un musicista prima di salire su questo palco: ho sempre parlato di questo fin da quando sono bambino". Da qui la nota dell'ad Sergio.

 

 

 

Qualche ora prima, Muccino aveva apertamente dichiarato il suo sostegno agli artisti di Sanremo che si erano esposti a favore dei palestinesi. "Comunque vada, Ghali e Dargen D'Amico sono stati gli unici a metterci la faccia. Ghali fino all'ultimo - ha scritto il regista romano in una story su Instagram -. Grazie per non esservi voltati anche voi dall'altra parte come tantissimi altri che davanti allo sterminio di un intero popolo hanno avuto per quattro mesi la capacità di raccontare a se stessi una narrazione dopata e comoda, perché quella li assolveva dalle colpe del nostro Paese, assolutamente complice e prono davanti a una delle pagine più oscene, e che solo la Storia giudicherà, dalla fine della seconda guerra mondiale. Sanremo è come sempre la Polaroid del nostro Paese. E quest'anno ha restituito l'immagine di un Paese indifferente, distratto e tristemente codardo".

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