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Roberto Saviano, siamo alle comiche: va in tv ma fa il censurato

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 Roberto Saviano

Daniele Priori
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Roberto Saviano ovvero l’ultimo giapponese. L’autore di Gomorra si è appena riaccasato nella tv di Stato eppure è ancora furente o meglio - per usare un verbo a lui più adatto - resistente. Perché TeleMeloni ti censura pure quando, com’è accaduto a lui, ti ridà la parola con tutti gli onori. Così non basta l’inserimento nei palinsesti della serie di approfondimenti Insider firmati dallo scrittore di Casal di Principe per farlo sentire un po’ (almeno un po’) più libero di prima. Niente da fare. Roberto si piglia il palinsesto ma torna a menar le mani attaccando a  testa bassa, purchessia, anche se non ce n’è ragione.

Evidentemente, parafrasando alla buona il cantautore e poeta Piero Ciampi, nemmeno la presenza può giustificare la fine dell’assedio. Così, mentre la Rai dava appuntamento a tutti a Napoli per raccontare una bella pagina di radiotelevisione, Saviano (e non solo lui) preferisce aggiungere ancora veleno. «Nella peggiore Rai di tutti i tempi, andrà in onda il mio programma Insider, faccia a faccia con il crimine” scrive sui suoi profili social. “Lo hanno comunicato oggi i vertici Rai durante la presentazione dei palinsesti della prossima stagione televisiva. Censurato per più di un anno (il programma è pronto dall’estate scorsa), censurato per volontà politica, Insider andrà in onda solo grazie alle pressioni dell’Associazione dei famigliari delle vittime di mafia e alle migliaia di firme di spettatori, che ringrazio con tutto il mio cuore. Il servizio pubblico censura un programma che svela le dinamiche mafiose... vergogna senza fine. E ora, solo perché costretti, i vertici lo manderanno in onda», conclude.

 

 

 

Come si potrebbe chiamare? Teorema della censura retroattiva? Chissà. Solo la fantasia di uno scrittore plurititolato come lui poteva pensarla. E sì che giusto oggi, un po’ stizzito, l’ad Sergio ai giornalisti che parlavano di censura, riferendosi al caso Scurati/Bortone aveva risposto: «Non c’è mai stata censura, né prima né adesso. Sono state fatte due proposte a Bortone, stimata collega, che andavano in un caso su Raitre e nell’altro su Raiuno. Non sono state ritenute idonee e per lei e la sua idea di tv. Invece ha accettato la richiesta di fare un programma quotidiano su Radio2, che è anche visual radio, e sarà presente sui palinsesti a partire da settembre», come anticipato anche da Libero nei giorni scorsi. Ma tanto l’ad Sergio l’ha capito che guidare la Rai significa essere quotidianamente nel mirino e almeno si è preso la libertà di dire che il dossier (non) Ue sull libertà di stampa in Italia era poco più di un opinabile divertissement accademico. Ma del resto a sinistra che siano professori bocconiani o incarogniti scrittori campani, la fantasia è comunque al potere. Per cui tanto vale gridare alla censura purchessia quando a volte - lo stesso Sergio l’ha capito e confessato proprio ieri, riferendosi alla nota post sanremese su Ghali - prima di fare una sciocchezza sarebbe meglio “autocensurarsi” e chiedere persino scusa nel caso. Ma figurarsi. Dalle parti degli eterni censurati ad honorem la legge è al contrario. Piuttosto che tacere, meglio dire (e scrivere) anche corbellerie. Qualcuno, comunque, se le berrà.

 

 

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