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Federico Rampini, occhio alla cyber-guerra: la più grande minaccia del mondo

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Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha messo al bando il software cinese installato sulle automobili. E, forse, c'entra l'ultimo exploit del Mossad, il servizio di intelligence israeliano. La strage compiuta in Libano, con l'esplosione di walkie-talkie e cercapersone ha - spiega Federico Rampini sul Corriere della Sera - delle tragiche ripercussioni non solo in Medioriente. Ma anche in Occidente. L’exploit libanese (non rivendicato) del Mossad, pur non essendo veramente nuovo, ha oltrepassato numerose linee rosse: in termini di spettacolarità, e per il bilancio di vittime.

Secondo Rampini, dopo l'operazione del Mossad in Liban potrebbe essersi legittimata una nuova tipologia di guerra: la cyber-guerra. Perché ciò vorrebbe dire "cancellare ogni confine tra militari e civili". In questo caso le convenzioni internazionali diventerebbero irrilevanti. Ma ciò che davvero ci proietta in un futuro tetro e incerto riguarda proprio l'apparecchiatura utilizzata per colpire i propri nemici. Trattandosi di oggetti quasi irrilevanti, non viene difficile pensare che un giorno si utilizzeranno semiconduttore, smartphone e pc al fine di attaccare terroristi o presunti tali. 

 

 

L'operazione del Mossand - come ricorda bene Federico Rampino - non è proprio alla portata di tutti. I militari di Tel Aviv hanno investito tempo e risorse nella ricerca scientifica finalizzata alla guerra tecnologica. E come base per le proprie ricerche hanno optato anche per gli Stati Uniti. Nella Silicon Valley, per esempio, esiste una "filiera" di innovatori direttamente collegati ad alcuni settori delle forze armate israeliane. Ma ora, anche al di là dell'Atlantico si teme che gli eventi stiano prendendo una brutta deriva.

 

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