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Coppa Davis, Aldo Grasso attacca il Tg1? Tre autogol in poche righe

di Redazione martedì 25 novembre 2025

3' di lettura

Per mesi sulla Rai sono piovute critiche durissime per non essere salita sul carro di Jannik Sinner e aver dato il giusto spazio al tennis, nel momento per noi più felice di questo sport. Domenica sera invece, una scelta epocale: oltre a trasmettere in diretta l'intera finale tra Italia e Spagna di Coppa Davis (per giunta, con il fenomeno Jannik che si era tirato fuori dalla contesa, seguito a ruota dal suo rivale Carlos Alcaraz), il Tg1 delle 20 ha lasciato spazio all'evento slittando di alcune decine di minuti per non interrompere sul più bello né la sfida tra Flavio Cobolli e l'iberico Munar né il momento della premiazione e della festa.

Decisione coraggiosa (l'esito sarebbe potuto essere sfortunato) e anche una scommessa, vista l'assenza dell'uomo-traino Sinner. Ma anche un sacrosanto riconoscimento a uno sport la cui popolarità da due anni a questa parte è ri-esplosa, con la racchetta tornata a essere fenomeno sociale e mediatico più ancora che nei gloriosi anni d'oro di Claudio Panatta

Il risultato? Ascolti record, guarda caso. con una media per l'intera giornata di 3 milioni 637mila telespettatori pari al 24.5% di share (anche Domenica In era finita in anticipo, in concomitanza con il primo match di Matteo Berrettini) e picco proprio nelle battute finali della partita di Cobolli (27% e 5.570.000 persone).

Applausi per una Rai che ha onorato la missione del "servizio pubblico"? Sì, ma non da Aldo Grasso, che sul Corriere della Sera si lancia in una a tratti clamorosa intemerata contro viale Mazzini e lo stesso Tg1 diretto da Gian Marco Chiocci, accusati di aver pensato solo... agli ascolti. 

La rubrica del puntuto critico televiso parte con un excursus storico in cui si celebra il ruolo del Tg1 come "orologio sociale" "Per più di mezzo secolo, i grandi appuntamenti quotidiani della tv hanno scandito le ore di una comunità, hanno rappresentato un momento di condivisione collettiva. Adesso, per ben due volte, il Tg1 ha spostato la sua messa in onda", sottolinea Grasso facendo riferimento anche alla sfida Cobolli-Bergs di venerdì scorso, decisiva nella semifinale Italia-Belgio, con il notiziario iniziato addirittura alle 21.24. Meglio è andata domenica, con inizio slittato alle 20.38.  Grasso domanda: "Perché non trasmettere la Davis su Rai2, la rete dedicata allo sport? In Rai non sanno più programmare?"

La polemica, probabilmente esagerata, diventa addirittura pretestuosa e strumentale quando Grasso attacca frontalmente Chiocci: "Con la sua direzione il Tg1 è un tg fra tanti: non userò mai l’espressione «tg meloniano», semmai quella di tg militante. È a questo punto che i vertici della Rai devono aver pensato: ma è più importante l’audience o un tg militante? È più importante Chiocci o Affari tuoi di De Martino? E si sono dati una risposta".

In poche righe, la penna del Corsera sembra aver ignorato di proposito alcuni dati oggettivi. La Rai non ha di certo un problema negli ascolti nella fascia del Tg1, solidamente e stabilmente il più visto rispetto alla concorrenza. L'ultimo dato fornito dall'Osservatorio sulle Comunicazioni dell'Agcom, il Tg1 di Chiocci ha una media di 4,6 milioni di ascolti giornalieri (+2,6% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso), con il rivale diretto Tg5 fermo a 3,4 milioni di telespettatori (-7,1%). Semmai, dunque, si potrebbe obiettare alla Rai di aver "sacrificato" qualche centinaia di migliaia di ascoltatori per premiare una fetta di appassionati. Sacrificio che per una volta sarebbe da lodare in quanto meritorio.

Secondo punto: il "tg meloniano". Secondo uno studio di pochi mesi fa dell’Osservatorio dell’Università di Pavia quello di Chiocci è "il più equilibrato degli ultimi 15 anni"  avendo dato più spazio alle opposizioni (il 32,1%) che al governo (il 22,9%). Se si guarda invece al dato storico del Tg1:, fanno notare gli esperti indipendenti, "la media del tempo di parola risulta pari al 33,5% per il governo e al 22,7% per le opposizioni". Un equilibrio ribaltato da quando Chiocci ha assunto la carica, nel giugno del 2023.

Terzo punto, ma qua siamo agli spiccioli. L'assalto di Grasso al tiggì della rete ammiraglia Rai arriva proprio nel giorno in cui il direttore del Corriere Luciano Fontana ha scelto il Tg1 per commentare i risultati delle elezioni regionali. Tre autogol in un colpo solo.

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