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Lega, il piano per salvare davvero le nostre auto

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Fabio Rubini
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Contro lo stop dei motori a benzina e diesel imposto dalla Commissione Ue entro il 2035, scende in campo la Lega e lo fa nella doppia veste di “lotta e di governo”. Di lotta perché in questo fine settimana partirà una mobilitazione nelle piazze per raccogliere le firme contro questo provvedimento, che rischia di mettere in ginocchio tutto il comparto dell’automotive, che in Italia fattura qualcosa come novanta miliardi di euro l’anno e vale il 5,2% del Pil nazionale. Sabato e domenica la raccolta partirà in Lombardia e nel Lazio, dove erano già previste manifestazioni per festeggiare le vittorie nelle regionali, ma è chiaro che questa “chiamata alle firme” proseguirà anche nei mesi successivi coinvolgendo tutte le altre regioni.

 



Di governo perché il ministro dei Trasporti Matteo Salvini è deciso a percorrere tutte le strade politiche possibili per bloccare la direttiva Ue. Lo ha spiegato bene ieri mattina intervenendo all’evento Mobility hub on truck. «Penso che chiunque si renda conto che lo stop dei motori a benzina e diesel nel 2035 così com’è non funziona. I cambiamenti vanno accompagnati e spiegati perché si rischia di mettere in ginocchio un intero settore produttivo». Poi anticipa il suo piano d’azione: «Nei prossimi tre anni è previsto un aggiornamento di quella direttiva. Se politica e produttori useranno bene questo tempo, si potranno creare alleanze a livello europeo per ragionare sui modi e sui tempi, perché non c’è solo l’elettrico». Per questo «ho già incontrato il commissario Ue ed è d’accordo con me, così come il mio omologo tedesco» e annuncia che presto s’incontrerà anche con Francia, Svizzera e con alcuni rappresentanti dei Paesi del Nord Europa, i più intransigenti rispetto alla tagliola del 2035.

 



Il vice premier è poi tornato sulla strana manovra a tenaglia della Ue su casa e auto «due beni che per gli italiani hanno un sapore diverso rispetto ad altri europei. Ecco spiega - evidentemente nulla accade per caso e io non credo alle coincidenze. In un momento economico come questo, avere una direttiva che ti obbliga a mettere a norma la casa sul fronte energetico e ti mette fuori norma l’auto che non ti puoi permettere di cambiare, è qualcosa di economicamente insostenibile» e ha ricordato come «la sostenibilità ambientale deve accompagnarsi con quella economica e sociale, altrimenti saremo circondati da un’aria straordinariamente pulita, ma da un sacco di disoccupati...».


Di auto e di direttive Ue ieri ha parlato anche il ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso: «Dobbiamo tutelare la nostra produzione. La prossima settimana incontrerò a Roma il ministro francese Bruno Le Maire, perché credo che l’Italia debba sviluppare, innanzitutto con la Francia e la Germania, una politica comune nell’Ue per imporre a questa Commissione temi e ritmi che siano corrispondenti alla realtà di cui tutti abbiamo dovuto prendere atto». E ha ricordato che «passare dalla dipendenza russa a quella cinese sarebbe passare dalla padella alla brace. Col prossimo Parlamento Ue cambieranno gli equilibri». Sempre ieri il Cdm ha dato il via libera alla legge delega per dare vita al nuovo codice degli incentivi. «Il provvedimento», ha commentato il ministro Urso, «nasce dalla necessità di avere una riforma organica per fermare la giungla degli incentivi. L'obiettivo è semplificare e omogenizzare». Del resto nell’ultimo anno di rilevazione (il 2021), il sistema agevolativo nazionale ha fatto registrare un numero complessivo di 1.982 interventi agevolativi, di cui 229 delle amministrazioni centrali e 1.753 di quelle regionali. 

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