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Manovra, fondi a famiglie e figli: ecco come il governo punta sulla ripresa

di Antonio Castro domenica 27 agosto 2023

3' di lettura

Due certezze e tante incognite. Il cantiere “manovra 2024” aprirà ufficialmente la prossima settimana. E per il governo squillerà la campanella finanziaria. Le richieste già viaggiano tra i 30/35 miliardi. Ora bisognerà mettere in colonna le scelte politiche per il prossimo anno. Con pochi quattrini realmente a disposizione l’esecutivo Meloni dovrà compiere delle scelte drastiche. I tecnici dell’attuario del ministero del Tesoro lavorano a testa bassa per rintracciare le risorse nei capitoli di bilancio non spesi o non prioritari. I ministri vanno “elemosinando” stanziamenti e coperture per i progetti di competenza ma c’è poco da scialare. La rotta indicata appare chiara: destinare al sostegno delle famiglie gli interventi più corposi. L’Assegno unico universale per le famiglie con figli a carico dovrebbe rappresentare lo strumento più rapido per iniettare soldi nei bilanci familiari. Ma non l’unico.

Quest’anno la spesa aggregata ha sfiorato gli 8,5 miliardi. Per il 2024 la ministra, Eugenia Roccella, battagliera titolare del dicastero per la Famiglia, avrebbe già ottenuto garanzie per un potenziamento degli stanziamenti (circa 1 miliardo in più). Il crollo della natalità (nel 2022 il minimo storico, solo 393mila nuovi nati), ha rilanciato l’allarme. O gli italiani ricominceranno a fare figli oppure saranno guai per la sostenibilità economica del Paese.

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NATALITÀ IN PICCHIATA

L’idea di favorire la maternità - anche con agevolazioni contributive e fiscali per le imprese che assumeranno mamme o future gestanti - punta in questa direzione. Così come la volontà di riproporre (stabilizzando la misura), il taglio del cuneo contributivo (del 6/7%) per i lavoratori con redditi lordi inferiori ai 35mila euro. A tirare le somme appare evidente la volontà politica di iniettare liquidità nei bilanci delle famiglie. Tanto più che si deve pure fare i conti con un costo della vita che ne ha pericolosamente eroso il potere d’acquisto. È noto che gli italiani - solitamente parsimoniosi hanno dovuto intaccare i risparmi. E rinunciato a spese “normali”. Derubricate come voluttuarie. La diminuzione deIle presenze nelle località turistiche è un segnale allarmante. Poi c’è la riduzione della spesa alimentare, il posticipo di acquisti “importanti ma rinviabili”, il crollo degli investimenti immobiliari imposto anche dal clamoroso aumento dei tassi d’interesse.

Complicato intervenire sui redditi ibernati (sarebbe meglio dire “in picchiata”). Si teme di innescare una rincorsa con l’inflazione che gli economisti temono più di una guerra. Qualcosa è stato fatto. Per evitare la pericolosa rincorsa fra prezzi e salari - di fronte all’aumento dell’inflazione - si è deciso intanto di giocare di fantasia: portando da 258,23 a ben 3mila euro l’anno la soglia di esenzione per i fringe benefit. Nuova soglia che vale soltanto per i dipendenti con figli a carico. Per coloro che non hanno pargoli il bonus sarebbe di 1.000 euro.

Dal primo agosto oltre ai tradizionali buoni pasto le aziende possono corrispondere una serie di benefit in natura (buoni benzina, libri, rimborso delle bollette, rette scolastiche, ecc), «che non concorrono a formare il reddito» ed esenti dalla contribuzione previdenziale. Per il momento il datore di lavoro non ha alcun obbligo di «riconoscere i benefit» come puntualizza la circolare diffusa dell’Agenzia delle Entrate. Però il meccanismo di applicazione potrebbe variare a breve.

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Per favorire la diffusione dei nuovi fringe benefit, e puntellare il potere d’acquisto delle famiglie, si sta riflettendo come “spingere” le imprese ad aderire all’iniziativa. Una delle ipotesi- allo studio degli esperti convocati in pieno agosto per stendere il canovaccio per l’attuazione delle delega fiscale - è di invitare “spintaneamente” le aziende che già percepiscono contributi pubblici sotto qualsiasi forma. Così i lavoratori avrebbero una maggiore capacità di spesa a disposizione. Le imprese farebbero solo da “anticipatori” di cassa. Il mancato gettito verrebbe compensato con la prevista revisione della spending review. Entro il 2024 il governo dovrà ridurre di 1,5 miliardi prevede il Pnrr. E l’intenzione già annunciata del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti è di intervenire sulle facilitazioni fiscali stratificate nei decenni. «Abbiamo circa 600 tax expenditure che cubano 156 miliardi», aveva fatto di conto il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo. L’intenzione è di declinarle in maniera diversa. Per favorire le famiglie, sì. Ma anche per rilanciare i consumi (che languono) e sostenere l’economia. 

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