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Pietro Senaldi: ecco il derby Conte-Schlein per i consensi antisemiti

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Pietro Senaldi
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Forse non dovremmo rallegrarci troppo dell’improbabilità dei leader della sinistra, dall’avvocato del reddito di cittadinanza, Giuseppe Conte, alla sconclusionata Elly Schlein, che necessita perfino di un consigliere per abbinare i colori del vestiario, per non parlare della coppia Bonelli-Fratoianni, l’eco-ansiogeno e il fricchettone proletario. Se nel tempo di massima tensione e pericolosità internazionale dalla crisi dei missili di Cuba a oggi l’Italia si conferma il ventre molle dell’Occidente buona parte delle motivazioni vanno ricercate nella debolezza dei leader della sinistra. Stiamo entrando nell’anno delle elezioni Europee ed è normale la concorrenza politica. C’è anche, alta, nello schieramento di centrodestra, dove per alcuni partiti e alcuni leader la lotta potrebbe essere addirittura per la sopravvivenza. Ma a sinistra è tutto più tragico a viversi e comico a vedersi. Non si capisce come possano essere così contrari alla guerra e al contempo continuare a farsela.

Ci sono due sondaggi che terremotano il quadro. Il primo è quello di Antonio Noto, che fotografa le paure degli italiani. Più di uno su due è convinto che il conflitto si estenderà ben oltre i confini di Israele e della Striscia di Gaza. Quasi uno su due teme che potrà coinvolgere anche l’Italia e degenerare in una guerra mondiale. C’è poi quello di Tecné, secondo il quale un cittadino su due non prende posizione tra Hamas e Tel Aviv mentre uno su cinque giustifica i terroristi islamici. Naturalmente, più vai a sinistra, maggiore è la comprensione verso i tagliagole islamici. È a queste rilevazioni che dobbiamo lo scontro tra la Schlein e Conte per conquistare i voti degli anti-sionisti, culminato ieri con l’accusa del leader grillino alla segretaria del Pd di non essersi ancora tolta l’elmetto che Enrico Letta avrebbe messo al partito quanto Putin attaccò l’Ucraina. Elly rappresenta la parte movimentista dei dem, quella che bascula trai centri sociali e il mondo associazionista, considera Israele un Paese aggressivo e invasore, ma è stata attenta in questa settimana a rimarcare la condanna al massacro del sabato di sangue e a mantenersi il più possibile su posizioni terze. A buona parte del popolo della sinistra però questo non basta. C’è chi scende in piazza per la Palestina, chi attacca il governo di Tel Aviv per attaccare tutto il popolo ebraico, chi scrive oscenità razziste sui muri delle città o sui social. A questo mondo guarda Conte, per superare il Pd e restare in sella a M5S, e a questo mondo non può voltare le spalle la Schlein se non vuole essere pensionata tra meno di un anno.


Il fatto che queste siano battaglie di seconda fila è la ragione principale per la quale è una buona notizia per tutti, anche per i progressisti, che in una fase così delicata per il mondo, dove l’Occidente vede a rischio la propria sopravvivenza - perché se cade Israele, seguiranno gli altri -, che al governo ci sia il centrodestra. Una coalizione che avrà mille difetti, ma che ha ben chiaro dove collocare l’Italia nello scacchiere del mondo e che in questo momento è una sicurezza per i cittadini italiani e per gli alleati del nostro Paese. Soprattutto se si pensa che dall’altra parte ci sono dei pazzi che sfilano per le vie delle nostre città inneggiando agli eroi di Hamas, con troppe voci progressiste che non fanno sentire la loro condanna. Come faccia la sinistra a dirsi europeista e a non difendere l’Europa dalla minaccia islamica, dall’ingresso di milioni di clandestina dall’Africa, dai missili della Russia e dal neocolonialismo cinese, al quale anzi M5S ha cercato in ogni modo di aprire le porte, è una contraddizione dei dem e un abbaglio del mondo mediatico che per anni ha veicolato questo messaggio. 

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