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Bersani: "Monti bis? Zero possibilità". Per il prof Quirinale o ministeri

Il segretario Pd avverte: "Il prof non tornerà in Bocconi, discuteremo cosa fargli fare". Dal Colle agli Esteri (o l'Europa), tutte le ipotesi

Giulio Bucchi
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  Su Mario Monti, il segretario del Partito democratico Pierluigi Bersani ha detto una frase ad effetto e una meno roboante, ma decisamente indicativa: "Zero possibilità di un Monti bis", ha caricato il leader Pd da Parigi, dove ha incontrato il presidente francese, il socialista François Hollande. Ma subito dopo, ha riaperto la porta di servizio al Professore: "Non credo affatto che una personalità come Monti possa tornare alla Bocconi, la Bocconi ne farà a meno". "Insieme a lui, se tocca a noi - ha concluso - valuteremo quale può essere il miglior contributo di una personalità del genere al nostro Paese". Che per Bersani il Monti bis debba essere un'opzione indigesta è cosa logica: da candidato premier (Renzi permettendo), ci mancherebbe che accettasse di farsi da parte nel caso gli italiani lo votassero a Palazzo Chigi. Quel che sa il segretario, però, è che difficilmente il Pd riuscirà ad avere una maggioranza ampia e tale da poter governare agilmente. Con Vendola, leader di Sel, a rischio condanna infatti si assottigliano i margini di manovra di Bersani, visto che l'Udc di Casini potrebbe essere sempre più attratta dall'area del Pdl post-Berlusconi.  Tre opzioni per Monti - Cosa fare, dunque? Preparare il terreno per un governo di larghe vedute, diciamo così, disposto a scendere a compromessi anche spinosi. Per questo, l'ombrello di Monti non si chiuderà: un posto di prestigio in Europa? Una poltrona al Quirinale, da presidente e successore dell'amico Giorgio Napolitano? Oppure un finto ripiego, un posto da ministro (magari dell'Economia, o degli Esteri) che permetta al professore di dirigere i fili delle finanze o della diplomazia internazionale? Tutte ipotesi sul tappeto, non da ora e non per merito (o colpa?) del solo Bersani. Altre frasi sibilline le ha regalate, d'altronde, lo stesso premier. Nel faccia a faccia con il governatore della Banca Centrale d'Israele Fisher, Monti ha parlato di crisi, soluzioni, luci in fondo al tunnel. "Quindici mesi - ha detto riferendosi alla sua permanenza a Palazzo Chigi, dal novembre 2011 al marzo 2013 - per me personalmente sono abbastanza, ma per ristrutturare l'economia sono meno di quello che serve". In altre parole: fate come volete, ma chi si siede al mio posto sappia che si dovrà proseguire sulla strada del rigore, dell'austerità, dei tagli sanguinosi alla spesa pubblica e ai costi della politica. Compito ingrato, soprattutto per i politici nostrani. Che infatti potrebbero avere bisogno di un badante.   

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