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Primarie, Berlusconi spaventa il Pdl: il Silvio del '94 è Marina?

La figlia ha raggiunto il Cav a Malindi: si parla di Fininvest, ma in via dell'Umiltà temono che sia lei l'erede anche in politica

Giulio Bucchi
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  di Barbara Romano E se invece fosse lei il dinosauro? Lo spettro di Marina Berlusconi che giovedì aleggiava sull'ufficio di presidenza del Pdl si è materializzato ieri sul bagnasciuga di Malindi a fianco di suo papà. Il pensiero di quasi tutti era andato alla primogenita del Cav quando lui aveva detto: «Oggi serve un Berlusconi del ‘94». Che stia pensando a una successione dinastica? È il punto interrogativo che pendeva come una spada di Damocle sul parlamentino di via dell'Umiltà, alimentando il sospetto che sia la figlia prediletta «il dinosauro» che l'ex premier ha promesso di tirare fuori dal cilindro. E quando ieri in Italia è rimbalzata la notizia che Berlusconi era stato raggiunto da Marina nel resort di Flavio Briatore, è scattato l'allarme rosso nel quartier generale del Pdl. Falso allarme. MB ieri non è volata in Kenya per ricevere l'investitura di nuovo leader. Ma nemmeno a mettersi in panciolle sulla spiaggia. È andata lì in qualità di presidente della Fininvest per curare gli affari dell'azienda di famiglia. Mentre il babbo studia e si allena per ridiventare presidente del Consiglio in aperta sfida con il suo partito.  Il primo derby Berlusconi-Pdl è finito 1 a 0 giovedì. Ma una vittoria l'ha ottenuta anche il fondatore: è passata la linea, non delle primarie aperte, ma all'americana. Uno strike non da poco per Berlusconi, che ha scommesso tutto sul flop del 16 dicembre. E il massimo che può concedere ad Angelino Alfano è di ottenere una legittimazione interna, non certo popolare. Questa è una roba da leader. E di leader del centrodestra, nella testa del Cav, ce n'è e ce ne sarà sempre solo uno. «Lui non ha mai neanche lontanamente pensato a un capo che non fosse Berlusconi», assicura un forzista tra i più assidui di Palazzo Grazioli, che ricorre a una metafora calcistica per descrivere lo psicodramma che si è consumato tra il partito e il suo fondatore. «All'ufficio di presidenza Silvio ci ha detto: “Vi presto la palla, ma me la dovete restituire. Poi decido io se giocare con voi, giocare con altri o al limite restituirvela”. Invece gli abbiamo detto no, la palla non te la ridiamo. Ora sta a noi dimostrargli che il Pdl vive e lotta anche senza di lui, dobbiamo giocarcela bene questa partita perché è l'unica possibilità che abbiamo di emanciparci dalla leadership di Berlusconi». Ma l'ex premier ha già messo in moto la sua macchina da guerra, sparando candidati sulle primarie. È questa la strategia del Cav che svelano fonti del Pdl: far iscrivere alla gara del 16 dicembre i personaggi, politici e non, a lui più vicini - da Daniela Santanchè a Gianciarlo Galan, a, notizia di ieri, Michaela Biancofiore fino all'imprenditore modenese Gianpiero Samorì che, sempre ieri, ha ufficializzato la sua candidatura - per disperdere il voto pro-Alfano e per distogliere l'attenzione generale dal progetto che lui sta architettando. Berlusconi starà pure scaldando i muscoli a Malindi per la sua sesta maratona di Palazzo Chigi, ma per gli italiani lui farebbe meglio ad appendere al chiodo la pettorina di aspirante premier. Lo certifica un sondaggio riservato del Pdl commissionato all'Osservatorio politico nazionale di Lorien Consulting. Dalle rilevazioni, infatti, emerge che ben l'81% degli intervistati giudica positivamente la scelta dell'ex premier di non ricandidarsi. Giudizio condiviso in buona parte anche nel centrodestra, se è vero che il 72% degli elettori potenziali del Pdl ha apprezzato l'iniziale passo indietro di Berlusconi. Si tratta di dati quasi plebiscitari se si considera che in entrambi i casi il 20% ha risposto «non lo so». Questo risultato associato a quello sulle primarie mette a fuoco il forte cambiamento delle aspettative politiche della gente.  Degli italiani che hanno espresso l'intenzione di scegliere il candidato premier del proprio partito, l'8,7% sono elettori del Pdl (uno su due), l'8,2% del Pd (uno ogni quattro). Al di là dei dati sui singoli partiti aggiornati al 5 novembre - che vedono in testa il Pd al 28,2%, seguito dal M5S al 18,3%, il Pdl al 17,4%, l'Udc al 6,4%, la Lega al 6,1%, Sel al 5,6% e l'Idv al 4,1% -  è questo l'elemento nuovo che fa notare Andrea Augello, pioniere delle primarie del Pdl che promosse in tempi non sospetti, il 26 luglio scorso, con una manifestazione di cinquemila partecipanti a piazza San Giovanni.  «Questo sondaggio dimostra che c'è un'identica esigenza partecipativa nell'elettorato di centrodestra e in quello di centrosinistra», osserva il senatore del Pdl, pur evidenziando le diversità. «Gli elettori del Pd, attraverso le primarie, esprimono le loro aspettative verso una classe dirigente che si ripropone ed è ultra-maggioritaria nel partito, mentre la base elettorale del Pdl vive il voto per il proprio candidato premier come lo strumento per voltare pagina. E anche il successo delle preferenze dimostra come l'elettorato, sia di destra sia di sinistra, reclama la possibilità di scegliere i propri parlamentari di riferimento, oltre al proprio leader».  Il sondaggio di Lorien Consulting, per Augello, «fotografa una situazione perfettamente identica alla manifestazione di piazza San Giovanni, che ebbe tanto successo proprio perché diede voce a un'istanza forte nella base di centrodestra». Proprio in questo desiderio frustrato si annida una delle principali cause dell'astensionismo, per il senatore ex An: «La capacità di riconoscere questo diritto al nostro elettorato è il primo passo verso la salvezza del centrodestra».    

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