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Striscia la Notizia, Antonio Ricci contro Claudio Baglioni: "Atto ignobile. Un consiglio al passerotto..."

Roberto Tortora
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Un piccolo grande… prestito, solo un piccolo grande prestito. Quello che Claudio Baglioni avrebbe fatto costantemente, negli anni, nei confronti di poeti e scrittori famosi per comporre i testi delle proprie canzoni. Ed è oggetto di querelle storica tra il cantautore romano ed il direttore di Striscia La Notizia, Antonio Ricci, denunciato più volte per averlo accusato in tal senso. Nel gennaio 2025 Ricci dovrà far valere le sue ragioni in tribunale, ma è convinto della propria linea: “Accusato, ma sempre senza successo, poiché è sempre stato accertato il corretto esercizio del diritto di satira da parte di Striscia La Notizia”.

Così, lunedì 13 maggi, è andato di nuovo in onda un servizio di Antonio Casanova che mostra l’arte del collage di Baglioni. Nello specifico, usando tre autori diversi: Salvatore Quasimodo, Marguerite Yourcenar e Alfred Tennyson. Messi in fila, comporrebbero un verso di una sua canzone. Si parte da Quasimodo con “Ma come è sempre tardi per amare”, si prosegue con la Yourcenar con “L’amore è un castigo. Veniamo puniti per non essere riusciti a rimanere soli” e si chiude con Tennyson ed il suo “È meglio aver amato e perso, che non aver amato mai”. Quest’ultima è una frase ben conosciuta, la troviamo spesso anche nei Baci Perugina. Messi insieme da Baglioni, i tre stralci diventano un’unica cosa: “E com’è sempre tardi per amare, l’amore è la pena da scontare per non volere stare soli e meglio è amare e perdere che vincere e non amare mai”.

 

 

In una recente intervista al Corriere della Sera, Claudio Baglioni ha sminuito Ricci: “È un duello decennale con un solo duellante, lui”. Sarà, però l’ufficio stampa di Striscia ha rivelato in un comunicato come il cantautore abbia chiesto e ottenuto il sequestro di Tutti poeti con Claudio, libro che, secondo il comunicato “svela solo una parte dei tanti scrittori dai quali avrebbe preso in prestito frasi inserendole nelle sue canzoni senza citarli”. Dal canto suo, Antonio Ricci è sicuro delle proprie ragioni: “Baglioni può scatenare contro di noi tutti i suoi uffici stampa, le sue tifoserie, le cricche di amichetti, ma non riuscirà a giustificare una concezione predatoria della cultura che io aborro. Il saccheggio può anche essere una forma di arte, ma non in un modo così sfacciato. Grazie a De André che citava le fonti, io e quelli della mia generazione abbiamo potuto conoscere ed apprezzare Brassens, Cohen, Lee Masters, Villon, Kavafis, Mutis. Faccio un esempio: se Baglioni avesse dichiarato che la canzone Il Pivot era fortemente ispirata a Dennis Trudell, molti avrebbero potuto interessarsi al poeta americano da noi praticamente sconosciuto”.

 

Ricci, poi, chiude con un monito al cantante: “Fare cultura è condividere, discutere. I libri si criticano, non si fanno sequestrare con azioni intimidatorie e proterve. Non stupiamoci se poi l’Italia perde posti nella classifica mondiale della libertà di stampa. Pretendere di censurare la satira è un atto ignobile e che venga fatto da un personaggio che si definisce democratico è un altro dei paradossi di questo nostro Paese: tutto quello che è scritto nel libro è vero e verificato. Un consiglio al Passerotto: ammetti e fatti una bella risata. I tuoi fan ti amerebbero ancora di più”.

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