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Il sondaggio del TgLa7: Pd boom, Pdl al palo. E Renzi premier è meglio di Monti

Effetto primarie: democratici oltre il 30%, Grillo fermo al 17, azzurri al 16. Continua il crollo di Idv e Udc

Giulio Bucchi
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Le primarie fanno bene al Pd, ma soprattutto a Matteo Renzi. Nel tradizionale sondaggio del lunedì del TgLa7 si sente già l'effetto del primo turno della consultazione popolare dei democratici: il partito di Pierluigi Bersani (in testa con il 44% dei voti) sfonda la barriera del 30% (lunedì scorso era al 29,8%, oggi al 30,3%), merito sia dell'immagine di partecipazione popolare sia dell'esposizione mediatica massiccia. In questo senso, Matteo Renzi (secondo alle primarie con il 35%, ma in gran spolvero in vista del ballottaggio di domenica prossima) ha sfruttato al meglio tutte le occasioni. Secondo un tweet del direttore del TgLa7 Enrico Mentana (parco di dettagli per non "bruciare" l'edizione del Tg delle 20), il sindaco di Firenze e rottamatore di D'Alema, Bindi & Co. sarebbe addirittura il premier preferito dagli italiani davanti addirittura a Mario Monti, il jolly che molti (da sinistra a destra) agitano per il dopo-elezioni 2013. D'altronde un'altro sondaggio, quello Ipsos, dà il gradimento di un Monti-bis ad appena il 4 per cento.  Udc e Idv in caduta - E gli altri partiti? Detto del Partito democratico, sempre più prima forza, il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo si conferma secondo in leggerissima crescita (17,3% contro il 17,1% di una settimana fa), mentre il Pdl perde lo 0,3% (da 16,7% a 16,1%): in questo caso impossibile non pensare allo stallo assoluto del centrodestra, dilaniato dalle polemiche sulle primarie, sul peso degli ex An e i balbettii del segretario Angelino Alfano. In attesa di capire cosa farà Silvio Berlusconi (si dimetterà dalla presidenza? Fonderà una propria lista?), logico che anche gli elettori e non solo i tesserati siano disorientati. Non sono al palo, anzi affondano sempre di più l'Udc e l'Idv. Se il partito di Pierferdinando Casini sta diventando sempre più l'ombra di Monti (tanto da sembrare ai più superfluo, inghiottito dal progetto di Montezemolo) e scende al 4%, quello di Antonio Di Pietro , spaccato e infangato dagli scandali finanziari, si avvicina a numeri da prefissi telefonici: ora è al 2,1%, e la china non accetta a risalire.

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