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Primarie Pdl, sabato faccia a faccia Berlusconi Alfano

Giulio Bucchi
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  Potrebbe arrivare già domani, sabato 1 dicembre, la parola fine sulla telenovela delle primarie del Pdl. Ormai, è quasi certo, non si faranno ma serve il sigillo del segretario Angelino Alfano e del presidente Silvio Berlusconi. Non passa giorno senza che l'ex premier non critichi la governance del partito, dalla linea debole dello stesso Alfano con gli ex An, i più grandi sostenitori delle primarie (che il Cavaliere bollò come "pagliacciata" perché organizzate in fretta e furia) e ora sul piede di guerra. Ma Berlusconi ce l'ha anche con gli esponenti del partito, sempre più divisi e in lotta tra loro. L'ultima puntata di Porta a porta, quando Lupi, Santanchè, Meloni e Gelmini se ne sono dette di ogni: "uno spettacolo deprimente", avrebbe confidato ai suoi fedelissimi Silvio.  La situazione, insomma, sta precipitando. Alfano aveva annunciato la decisione sul no alle primarie entro mercoledì prossimo, ma nel frattempo ha annullato tutti gli impegni di sabato (non andrà all'Assemblea costitente del Lazio organizzata a Roma dai Cristiano popolari di Mario Baccini) e farà rotta verso Arcore, dov'è atteso a villa San Martino per un faccia a faccia decisivo con Berlusconi. Nel Pdl continuano a circolare con maggiore insistenza le voci dell'imminente lancio della nuova Forza Italia: il Cavaliere vuole azzerare i vertici e gli organi dirigenti, cambiare nome e simbolo, creare un altro contenitore in stile 1994, con facce nuove, soprattutto giovani, 'salvando' solo alcuni seniores della vecchia guardia azzurra. Il destino degli ex An -  Il Cav non vuole forzare la mano né provocare rotture dolore e controproducenti, ma il suo obiettivo è far sì che gli ex An fuoriescano e creino, perché no, un nuovo contenitore politico di destra, autonoma ma potenzialmente alleata di questa Forza Italia 2.0. Il guaio è che gli ex An non possono essere considerati una corrente compatta: i colonnelli (Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Altero Matteoli, Gianni Alemanno) non hanno tutti la stessa visione del futuro anche perché le eventuali sponde (da Gianfranco Fini a Francesco Storace) sono ancora in balìa della futura legge elettorale. E Berlusconi potrebbe sempre tendergli la mano: per ottenere l'obiettivo minimo del 15% potrebbero ancora servire.  

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