Berlusconi e l'attesa per la pena da scontare
Il tempo stringe. Il voto per le europee si avvicina e il termine ultimo per la presentazione delle liste e delle candidature scade il 15 aprile. Una data di fuoco. Infatti secondo alcune indiscrezioni il verdetto dei magistrati di sorveglianza sulla pena da far scontare a Silvio Berlusconi potrebbe slittare dal 10 al 15 aprile. Di fatto il Cav verrebbe a conoscenza del suo futuro a liste quasi chiuse. Le vicende giudiziarie del Cav e la strategia per il voto del 25 maggio si intrecciano. Nell'inner circle di Silvio c'è aria di tensione. Gli avvocati del Cavaliere temono che l'udienza del 10 aprile al Tribunale di Milano potrebbe non essere risolutiva. "E' ragionevole ipotizzare che il Tribunale, dopo averci ascoltato, si prenda una settimana per decidere", hanno anticipato al capo di Forza Italia. La reazione, racconta chi gli è vicino, è stata più o meno questa: "Ma come, il 15 aprile scadono i termini per la presentazione delle liste e io rischio di scoprire solo due giorni dopo se sarò agli arresti o meno? Ma allora non vogliono neppure farmi provare a giocare la partita...". La decisione delle toghe - Se il Tribunale scegliesse una pena soft, Berlusconi potrebbe cavarsela con qualche colloquio settimanale con un assistente sociale. Ma sele toghe dovessero giocare più pesante, ci sarebbe la possibilità di vedere il Cav quasi tutti i giorni, in orario diurno, in una qualche comunità di recupero o assistenza. Con tutto quello che ne conseguirebbe anche solo in termini di immagine. Conoscere le decisioni della magistratura entro il 15 aprile diventa fondamentale per Berlusconi. Perché se le decisioni fossero giudicate dure, la risposta politica sarebbe, sempre secondo quanto racconta Dagospia, la candidatura della figlia Barbara come capolista in tutti i collegi. La mossa di Barbara - Se invece il Tribunale scegliesse di "lasciarlo vivere", non ci sarebbe bisogno di "sacrificare" la figlia, che al massimo potrebbe essere candidata nel Nord-Ovest come test per una futura carriera politica. La decisione spetta ai giudici e l'ex premier ha solo fatto sapere che se gli tolgono la possibilità di fare politica lui non potrà neppure garantire il cammino delle riforme. "Non è che perché Silvio ha stretto un patto al Nazareno con Renzi poi gli possono fare di tutto perché tanto il patto è in cassaforte...", avrebbe detto secondo Dagospia uno dei fedelissimi di Berlusconi. Insomma alle porte per Silvio, e per la politica italiana, c'è una settimana di fuoco.